Da due settimane andavano dicendo che ci sarebbe stata violenza. Maroni e Alemanno non ci hanno risparmiato la loro ambigua e ammiccante sapienza astrologica, che tuttavia si scontra contro l’insipienza nel cercare di isolare o bloccare i black bloc.

Un’insipienza probabilmente calcolata (e speriamo non creata) che sa di muffa, di stantio, che sembra la continuazione della perenne bugia di questi anni. La menzogna di un mondo e di un potere che non vive fuori della realtà, ma se ne è semplicemente costruita una, avulsa dalla vita vera e ormai angosciata di decine di milioni di cittadini, una specie di arca popolata dalle più varie specie di clientes e di scambi ricattatori o opachi.

Così sperano di galleggiare sul diluvio, confidando sull’apnea nella quale l’oligarchia e i suoi cooptati hanno tenuto le nuove generazioni, ossia le vittime principali del pensiero unico, di famiglie distratte, della televisione, di maestri tristi come clown dell’est, di paura e sazietà insieme.  Ma l’effetto soporifero sta svanendo e nonostante il tentativo di buttare tutto in teppismo con cui si eserciteranno da stasera scribi e farisei, la consapevolezza dilaga. E francamente anche un personaggio come Draghi, poteva risparmiarsi la piccola demagogia dell’appoggio per poi ritirala alla prima bomba carta. Come se un black bloc cambiasse la sostanza delle cose o migliorasse di per sé la finanza mondiale o la governance del denaro o la povertà imposta col raggiro del benessere e della speculazione. O come se il finestrino infranto di un’auto, o una vetrina in pezzi fossero un’offesa più grande di una generazione perduta. Dio che fetore che emanano questi insulsi balletti di vlasti.

Però l’arca scricchiola davvero se anche un personaggio come il governatore della Banca d’Italia si sente di spendere qualche rachitica parola. Certo è un po’ come quegli altri prelati che carezzano i bambini alla festa parrocchiale e poi nascondono i preti pedofili, però segnala qualche cosa che si avverte nel’aria. E consiglierei a tutti di non calcare la mano, perché un tempo sta finendo. E potrebbe finire malissimo.