Difficile trovare un parallelo, angoscioso cercare le ragioni, desolante assitere al dramma terribile e banale insieme del declino. Ma ciò che stiamo vivendo è grottesco: sia l’Europa che impone alla cieca, sia il governo nazionale ciecamente impotente stanno giocando con un intero popolo, come biscazzieri obnubilati dall’emergenza. La prima intimando soluzioni che prevedono l’inutile sfascio di settori come quello pensionistico che sono tra le poche cose in ordine di questo Paese, il secondo arrendendosi felicemente al diktat che gli consente di non toccare nulla delle rendite di posizione e dell’economia dell’evasione,di quel costume italiano dell’insofferenza alle regole che sono il senso stesso del suo esistere.

Così siamo governati dalla stupidità, ma anche commissariati dalla medesima come se una volta imboccato il vicolo cieco del berlusconismo non fosse più possibile uscire da una logica perversa nella quale non si riesce più a distinguere fra gli interessi immediati e futuro, fra cose serie e pagliacciate, fra annunci elettorali e programmi veri. Fra analisi serie e slogan liberisti.

Il problema non è quello delle risatine della Merkel e Sarcozy scaturite all’evocazione del clown Berlusconi: è vero che forse non è mai successa una cosa simile nella storia della diplomazia europea, ma è anche vero che non c’è mai stato un primo ministro che fa cucù e battutacce da trivio, un puttaniere volgare e avido a cui non è stato dedicato nulla e non un bordello. E non è un caso che i valletti debordanti del premier stiano premendo proprio su questo aspetto marginale. Ferrara ride davanti all’ambasciata francese come se il vedere questo falstaff rancoroso, non fosse già di per sé motivo di mondiale ilarità e pena.

No il problema è che il Don Giovanni di Parigi e la maestrina di Berlino pretendono da noi sacrifici sulla base di considerazioni generiche, ideologiche  e del tutto incoerenti per la realtà italiana che essi non conoscono e che del resto non hanno possibilità di conoscere non almeno dai mentitori di professione che li mandiamo. Avessimo un governo vero, avessimo un ministro dell’economia vero, avessimo un premier vero, avessimo un’opposizione vera sarebbe facile trovare proposte alternative e concrete che senza eliminare quel poco di welfare che resta, cerchino di riportare il Paese su un cammino possibile.

E invece abbiamo Berlusconi, Tremonti, un’orda di mentecatti adescati e in attesa di vitalizio e un’opposizione che sembra ciò che è scritto sulla lapide di Bukowski: “Non provarci”

Così dobbiamo cominciare a prevedere un qualche epitaffio per gli ultimi due decenni di vita italiana, per l’ insana stagione di sbandamenti e di progressivo affondamento nei vizi ancestrali di cui Berlusconi è stato insieme l’alfiere e commodity. E l’antica iscrizione sulla tomba di un attore etrusco ci starebbe proprio bene: è morto tante volte, ma così mai.