Anna Lombroso per il Simplicissimus

Non ci sono più dubbi, è stato fatto circolare presso i governi un format, un modulo da riempire come i test estivi dei settimanali. Alla voce lavoro due caselle: occupazione o licenziamenti; alla voce lavoratori: diritti o pane; alla voce salvezza: banche o popolo. Non occorre grande fantasia per indovinare come il governo italiano così come quello greco riempiranno il questionario per assecondare il disegno dei padroni, aprendo la strada alle espulsioni di massa dal lavoro e alla recessione, salvando le banche e demolendo i diritti dei lavoratori, il welfare, l’economia reale.

La ricetta Fornero è semplice: licenziare i padri per elargire precariato a basso salario ai figli. Disfarsi degli odiati ammortizzatori sostituendo la cassa integrazione con l’indennità di disoccupazione (lei lo ha chiamato l’unemployment benefit) spalancando i cancelli ai licenziamenti collettivi a fronte delle riorganizzazioni aziendali. E secondo la bella tradizione degli annunci già tanto cari ai predecessori “sgravi fiscali e nuovi servizi anche sostenuti dal fondo sociale Ue”, per favorire l’occupazione femminile e affrontare il problema del dualismo Nord-Sud..ma dopo, ma forse, ma se l’Ue ci dà una mano, che è tanto umana lei, direbbe Fantozzi.
Ancora una volta c’è da domandarsi cosa intendano per equità. Perché pudicamente e universalmente a destra centro e sinistra nessuno parla più di uguaglianza, rimasta l’unico tabù, visto che si sono abbattuti festosamente gli idola dell’articolo 18, adesso quelli del certificato antimafia e qualche resistenza relativa alle mutande.

E chissà domani che cosa si intenderà per la legge è uguale per tutti: dopo l’era della giustizia ad personam siamo precipitati nel dinamico tempo si assetti normativi discrezionali e flessibili ad uso delle imprese e del sistema finanziario. Pare sia inevitabile che quando uno scende in campo o sale a Palazzo Chigi sia costretto anche contro la sua volontà a stravolgere regole, leggi, carta costituzionale, statuti, a abbattere edifici di diritti e impalcature di garanzie, ree di rallentare la crescita. E d’altra parte è una tradizione di quel mondo che adatta la sua geografia e la sua atmosfera al profitto: FMI e Banca Mondiale effettuano abitualmente una gerarchia delle virtù capitali o capitalistiche dei Paesi sulla base della complessità procedure, della tempistica degli iter ma soprattutto del contesto giuridico nel quale si muovono le imprese, specialmente quando chiedono un’autorizzazione.
La Corte delle imprese infilata sommessamente nel Crescitalia ha un tremendo valore simbolico, quello di stabilire una giurisdizione speciale, particolare e dedicata per le imprese. In modo che la liberalizzazione diventi licenza e arbitrarietà, la semplificazione scorciatoia e elusione. Perché la libertà del popolo è sguaiata e rozza e antieconomica, la libertà delle aziende e del mercato è nobile, funzionale e desiderabile.

Si si siamo arcaici noi che pensiamo che gli individui sono uguali, loro sono moderni, globali, futuristi e ci vogliono convincere per il nostro bene che alcuni di noi, anzi di loro sono meritevoli di uno status giuridico particolare che solo così è garantito sviluppo e benessere per tutti. Così si torna a un diritto per il mercanti e un diritto per il popolo, un diritto, perché di giustizia ce n’è poca e di diritti, al plurale, ancora meno. Mentre la bilancia della dea bendata pende pericolosamente da una parte quella dei mercanti e del mercato, mentre instabile, aleatorio, fragile sembra essere il piatto del popolo, dei cittadini in nome dei quali si mette in pratica l’usurpazione dei principi e delle leggi da parte di pochi.
Le maldestre battute di Monti e quelle ancora più goffe delle sue ministre sulle inclinazioni oziose e accidiose di noi italiani sono l’irrisione aggiuntiva al crimine sociale. E al massacro dei diritti sacrificati in nome del “diritto privato”.