Lo scasso della società italiana fa tutti i giorni passi da gigante. Licia Satirico che è una giurista esperta esamina la nuova “rivoluzionaria”  normativa sul reato tenue in un  post nel quale ne contesta sia l’originalità, sia la sensatezza ( qui). Però io che non appartengo alla temperie del pensiero giuridico e dunque al suo apparato tecnico, mi interesso più del suo significato sociale, politico e pratico, che non è tanto quello di alleggerire le carceri superaffollate, quanto quello di introdurre, dopo le tante depenalizzazioni dei reati finanziari, una dose ulteriore di incertezza e di interpretabilità “ad personam” che costituisce un macigno dentro una società preda della corruzione e di un diffuso malcostume.

Pochi giorni fa, al congresso pdl di Arma di Taggia, risoltosi in una buffonata per acclamazione prima e per successiva defezione dei delegati poi, uno come Scajola non si è vergognato di dire che i mafiosi mandati al confino nella provincia di Imperia sono stati un fattore di sviluppo e di modernizzazione. Terminando con la notazione canagliesca, ma simpatica per le orecchie delle canaglie, che hanno anche lasciato un eredità di belle ragazze brune. Queste affermazioni sono state taciute dalla stampa locale che evidentemente preferisce il quieto vivere e la carità di patria alle notizie.

Ecco è in questa Italia dove persino la criminalità organizzata è considerata flebile quando non sinonimo di progresso, che cala la norma di assoluzione per “reato tenue”. E’ questo l’ambiente dove si dispiega la ormai dichiarata incertezza del diritto. Di questo infatti si tratta e non di una vera depenalizzazione che semmai avrebbe dovuto prevedere determinate fattispecie. L’assoluzione e la condanna in questo caso dipenderanno non solo dai precedenti dell’imputato, non solo dalle conseguenze più o meno dannose del reato (e anche questo è demandato al’interpretazione), ma anche al pregiudizio che potrebbe venire all’accusato da una condanna o da un’assoluzione. Qui diventa evidente che una condanna nei confronti di un professionista, di un politico locale, di un amministratore, di un personaggio ricco o noto potrebbero essere avere conseguenze più pesanti che per un poveraccio: per cui , a parità di reato, i primi saranno quasi sempre assolti  e i secondi quasi sempre condannati. L’ingiustizia che non è solo giudiziaria, ma direttamente sociale  viene in qualche modo stabilita de lege.

Ovviamente i reati più gravi sono esclusi, come pure quelli che derivano da associazione mafiosa. Ma anche qui c’è una ricca zona grigia, già favorita in questi ultimi anni dalle depenalizzazioni, che potrebbe trovare nel “reato tenue” nuove occasioni di reclutamento di incensurati e di comode scimmiette che non vedono, non sentono, non parlano e che se lo fanno è solo molto tenuamente. Ma questo non dev’essere un problema per il ministro: non ha mancato di far sapere che anche il certificato antimafia non è un tabù. Un’ originalità che rischia di farle vincere il Goncourt. Ma insomma c’è una grande occasione di modernizzazione e sviluppo del Paese secondo le visioni di Scajola che tra l’altro sarebbe assolto da qualsiasi procedimento per la casa acquistata da altri a sua insaputa. Di certo porterebbe troppo pregiudizio a una figura politicamente così rivelante. E poi meglio tenerselo amico, anzi amico degli amici.