Massimo Pizzoglio per il Simplicissimus
Per la prima volta da quando è al governo (ma anche prima, in verità) sono completamente d’accordo con il premier Monti: ognuno rinunci a qualcosa!
Frase di semplicità e chiarezza esemplari, perfettamente in linea con la sobrietà con cui il Marione nazionale aveva presentato la sua idea di governo.
E allora mi permetto di proporre alcune delle rinunce che potrebbero aiutare noi a pensare a un futuro migliore.
In primis, ovviamente, proprio a lui, Marione, che sia d’esempio alla Nazione:
rinunci a fare il preside di scuola col suo crocchio di professorini incapaci, ma fedeli e servili con chi il potere ce l’ha davvero. Se ha il “quid” lo dimostri facendo il vero politico e confrontandosi seriamente con chi la vita non la insegna, la vive (a proprie spese). Oppure, più semplicemente, torni a fare il prof alla sua università privata, a cui, nel frattempo, avremo fatto rinunciare ai finanziamenti di soldi pubblici sottratti alle università pubbliche.
Al suo predecessore diversamente alto, chiederei di rinunciare all’immunità che sta inseguendo da sempre a scapito della legalità del Paese e farsi serenamente processare e, se del caso, condannare e imprigionare, rendendo felice, e non è poco in questi anni di depressione, una buona metà degli italiani.
Al presidente della repubblica (essì, tutto minuscolo) di rinunciare a fare il “Padre della Patria” dei poveri, perché ormai siamo poveri davvero e per le sue esternazioni non riusciamo a considerarlo neppure uno zio.
A Casini di rinunciare a fare l’ago della bilancia di questa bilancia da ladroni del suk.
Ci provò, tanti anni fa al tempo dei pentapartiti, La Malfa senior e lo chiamavano “l’Ugo della bilancia”, sbertucciandolo.
A Bersani di rinunciare al partito “liquido”, soprattutto adesso che i liquidi spariscono senza che nessuno se ne accorga, e faccia, o lasci fare, un bel partito di sinistra “solido”, che sui fondamentali abbia una posizione chiara e, soprattutto, univoca.
A Bonanni di rinunciare a quella mosca da Portos dei poveri.
Nei romanzi di Dumas, il vero Portos difendeva i diritti di chi non ne aveva anche a rischio della propria vita: lui sembra difendere gli interessi di chi non dovrebbe anche a rischio della vita dei lavoratori
Alla Camusso di rinunciare a quegli spaventosi sandaletti con cui è comparsa in questi giorni e di ascoltare più Landini che Angeletti.
A LaFornero di rinunciare. Punto.
(ognuno aggiunga a cosa a piacere: va tutto bene e non devo scendere in volgarità)
A Marchionne, a cui l’Italia “fa schifo”, a cui i lavoratori italiani danno fastidio, che in Italia perde dei soldi e all’estero li guadagna, che “il problema è l’eccesso di produzione” e poi si lamenta della produttività e apre stabilimenti in Serbia, chiedo di rinunciare, semplicemente, all’Italia, di levarsi dai piedi.
Teoricamente non sarebbe neanche una rinuncia: con tutti i soldi, nostri, che i governi italiani in cent’anni hanno ammannito al gruppo Fiat, il diritto di requisizione sarebbe sacrosanto.
Ci riappropriamo degli stabilimenti, del marchio Fabbrica Italiana Automobili Torino, delle belle menti che hanno progettato alcune macchine geniali (poi non sempre realizzate a dovere, per tirchieria dirigenziale) e diamo tutto in gestione gratuita alla VolksWagen, con il modello “tedesco”, ma anche con la compartecipazione tedesca e gli stipendi tedeschi (anche con il 20% in meno è sempre il 50% in più dei nostri).
A costo zero per lo stato, a conservazione totale della forza lavoro, a messa in funzionamento logica, e non cervellotica, degli stabilimenti, finalmente con una dirigenza che si occupa di automobili e non di finanza creativa o di sociologia didattica.
L’elenco delle persone a cui vorrei chiedere qualche rinuncia è ancora molto lungo, ma sempre più breve di quello delle persone che le rinunce le stanno facendo obtorto collo, senza che nessuno manco gliel’abbia chiesto.
Ma non mi sottraggo alla domanda e anch’io rinuncio a qualcosa: a mandare i succitati a… quel paese.
Ma solo qui e adesso…
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La Marcegaglia è rimasta fuori per motivi di spazio e perché dimissionaria.
Dal parrucchiere a colui che le scrive i discorsi, di rinunce possibili non ha che l’imbarazzo della scelta.
Di assenti ce n’è davvero un sacco e una sporta, ma sono tutti nei miei pensieri…
…e nei vaffa quotidiani…
Da stampare e diffondere.
Aggiungo io: alla Marcegaglia di rinunciare almeno al diritto di parola. Che vabbè che in questo paese è troppo aspettarsi che i capoccia di confindustria paghino le tasse, ma che costei con fior di fondi neri segga accanto a un certo ministro che patteggia miliardi evasi al fisco e parlino serenamente di lotta all’evasione fiscale, è una presa per il culo.
Una sola parola: disobbedienza fiscale! E’ mò basta.. Ma dobbiamo veramente toccare il fondo prima che gli italiani si ribellino? Temo di si.. bhè ci siamo quasi..
Esemplare la tua proposta nella quale mi ritrovo in toto.
Mi assumo io l’onere e l’onore di mandare a farla in c…o lor signori che già da subito hanno mandato gli Italiani onesti a reddito fisso da lavoro dipendente ed i pensionati!
Quanto a Bersani, credo che di liquido abbia solo il cervello e nel suo partito non è il solo, del resto gli attuali parlamentari erano stati scelti e nominati da Walter l’africano il quale continua a fare danni come in passato.
A Susanna tutta panna di provare a camminare scalza come tanti cittadini italiani c he hanno superato la soglia della povertà. E di avere il coraggio di rifiutarsi di stare dalla parte dei padroni. Si faccia prestare le “palle” da Landini.
Al “Portos” della Cisl di smetterla di fare il pesce in barile. Lo hanno capito anche i sassi che, come tutti i suoi predecessari, sta preparando la sua poltrona per il prossimo parlamento.
Ma la UIL, sei sicuro che esista ancora? E Casini? Nomen omen!!!