Tra favola, ricatto e cialtroneria. Pare che il governo Monti, il serio governo Monti, che doveva togliere la polvere di  clownerie a un Paese sedotto e violentato da Berlusconi per tre lustri, si sta rivelando peggiore del male o meglio la naturale conclusione di un declino morale, politico e intellettuale, non il suo riscatto. Sentire arrivare da oriente estorsioni di consenso come quelle degli “italiani non pronti” o dichiarazioni irresponsabili come quella della crisi ormai finita in Europa per di più di fronte a una platea cinese che ne ha dedotto l’inaffidabilità dell’uomo, mentre a Roma si scopre che la tecnica Fornero ha clamorosamente sbagliato i calcoli degli esodati, pensando che fossero sei volte meno del reale, dovrebbe allarmare anche i più ciechi adoratori del potere, i più cinici culi al caldo e i più paurosi rabdomanti di uomini della provvidenza.

Così come dovrebbe allarmare leggere la lettera da Monti al Corriere, scritta certamente su suggerimento di Napolitano, per rimediare alle gaffe e presentarsi non come una sorta di caudillo dell’emergenza, ma come un ragionevole uomo di governo che ha un dialogo con i partiti che lo sostengono. Perché  da una parte rivelano un carattere allo stesso tempo imperioso e infantile, dall’altro sono il segnale della sua vera ambizione: quella di salire al Quirinale e da lì controllare che non ci sia alcuna correzione allo sfascio sociale e istituzionale che si sta mettendo in atto.

Tutto questo mette in luce le caratteristiche nefaste di questo governo: quello di essere di classe, sostenuto dai potentati autoctoni che infatti si servono di tutto il potere mediatico per sostenere l’insostenibile pasticcio economico e sociale che sta combinando; di essere  così ideologizzato da imporre teoremi provenienti dalla finanza e da interessi altrui, sulla carne viva del Paese;  di essere infine  tutt’altro che estraneo alla classe politica che ci ritroviamo, anzi di esserne l’espressione  finale della codardia di fronte a un ventennale malgoverno, il prestanome sotto cui nascondere la mancanza di idee e la cattiva coscienza delle proprie colpe. Per questo è inquietante la lettera al Corriere e sono allarmanti gli strappi istituzionali di Napolitano a sostengo dell’azione di governo, ma soprattutto di un uomo che ha ormai designato come suo successore.

Monti al Quirinale, come del resto dimostrano cinque mesi  di governo che hanno partorito tasse e massacri, ma topolini ciechi nel risolvere i reali problemi del Paese, sarebbe il garante di un sistema politico allo sfascio che vuole sopravvivere a stesso, garantito nel’impunità sostanziale e mettendo in piedi un superporcellum, un pasticcio ipocrita destinato a perpetuare il potere di chi ce l’ha, senza insopportabili intromissioni del popolo o della gente. Insomma Monti è la nuova zattera della Medusa dove l’oligarchia, i ceti dirigenti, cercano di salvarsi dalla tempesta resa ancora più insidiosa da ciò che stanno facendo. Garante della continuità e delle imposizioni che vengono dai centri di potere finanziario ed economico.

Ma questa non è la democrazia, è solo una controfigura formale, svuotata di ogni sostanza, mentre appositi untori, gridavano “al fuoco”  e distraevano le persone. Così probabilmente, dopo gli ambigui borsalini ‘nzallanuti, avremo anche Kim Il Loden. Certo, se saremo pronti.