Già due giornali ci sono cascati e forse anche molti altri che non sono stati presi in castagna: invece di mettere in pagina la foto della Marcegaglia a corredo dei pezzi, ne hanno messa una della Guzzanti che imita la Marcegaglia. Eppure non è che ci sia una rassomiglianza così evidente tra l’Emma vera e quella falsa, anzi le differenze appaiono marcate: se quotidiani come la Gazzetta di Parma e il Messaggero sono caduti nell’equivoco c’è da credere che l’errore nasconda qualcosa di più della distrazione e della fretta.
Il fatto è che mentre la Marcegaglia vera tenta senza grande successo di dissimulare la lotta di classe dei ricchi contro i poveri oltre che la sua pappagallesca recita di luoghi comuni tipici dell’imprenditoria italiana, puntualmente recitato in quell’anglo italico, attuale succedaneo del latinorum di manzoniana memoria, la Guzzanti nella sua imitazione esalta proprio questi due caratteri. Con il risultato che l’Emma falsa risulta più realistica, più credibile di quella vera. Tra una Marcegaglia che finge di non essere ciò che è e la sua imitazione che porta alla luce ciò che il modello è, vince la seconda.
Sei un po’ più ottimista di me: scrivi, poco sopra, che “le basterebbe lasciare i salotti in cui si aggira e stare di piu’ a contatto con le sue fabbriche”. Io non credo affatto che imparerebbe alcunchè. Parafrasando un certo filosofo meridionale, una cosa sono gli uomini, un’altra sono i caporali – e l’Imprenditore Italiano è un caporaletto da tre soldi.
Il fatto è, caro max9000, che la Marcegaglia è l’esatto prodotto della classe imprenditoriale italiana. Che è ostile a qualsiasi impegno e innovazione, cui fanno letteralmente schifo gli operai – ai loro occhi poco meno che bestie – campionessa dell’ipocrisia e della doppia morale, culturalmente ferma al primo ‘800.
Non so se ridere o piangere a sentire costei al fianco di Passera vaneggiare di lotta all’evasione fiscale dimenticandosi completamente di quelle faccenduole di patteggiamenti per evasione fiscale (lui) e di milioni di euro in fondi neri all’estero (lei e famiglia).
La situazione, secondo me, è molto simile alla Francia subito prima della rivoluzione, con una aristocrazia onnipotente quanto parassitaria, che tutto mangia e niente fa, che obbliga il popolo a pagare per i suoi errori e i suoi capricci (il nazionalizzare le perdite e privatizzare i profitti tanto caro a Fiat e Confindustria).
CONDIVIDO APPROVO……MA MI SEMBRA CHE HO DETTO LE STESSE COSE.E CHI VERRA’ DOPO DI LEI SARA’ PEGGIO L’HO GIA’ PESATO…..RAZZA PADRONA RAZZA LADRONA……E IRRICONOSCENTI…E’ L’OPERAIO CHE FA’ LA FABBRICA E NON IL CONTYRARIO.
capisco bene che anche la satira puo’ aiutare a entrare nella complessita’ di un’individuo,pero’ la verita’ e’ nuda e cruda.Parlando di questa persona non si puo’ fare altro che coglierne i lati piu’ biasimevoli.Non ha nessun rispetto per chi con tanto sacrificio lavora anche per le.Si accanisce con i piu’ deboli,le basterebbe lasciare i salotti in cui si aggira e stare di piu’ a contatto con le sue fabbriche.Un po’ piu’ vicino ad un forno ad una colata per smaltire tutta quella acredine che ha nei confronti degli operai.