L’effetto Hollande  si fa sentire, anche dopo il primo turno. Il super tecnico Draghi si accorge che le ricette di austerità da lui stesso redatte e imposte nell’agosto scorso avevano dimenticato la crescita e ora scarica le colpe sul super tecnico salvifico Monti che peraltro egli stesso aveva suggerito, caldeggiato, spinto come unica scelta possibile. La Merkel cerca prontamente di isolare il virus francese e di controllarne la diffusione inchiodando il premier italiano a una finta commissione bilaterale per la crescita. E infine, qualche giorno fa, cominciando ad avvertire i primi tremolii del terremoto, lo stesso Monti ha fatto sapere che il santino degli spread alla cui iniziale discesa si era aggrappato per la sua macelleria, non è più miracoloso, non chiede più   “rigore”  e sacrifici umani, ma dipende dai mercati e lui non può farci nulla.

E’ bastato che una pedina di questo sporchissimo gioco continentale corra il pericolo di essere mangiata per far apparire vistose crepe nel castello di sabbia inquinata messo in piedi dai potentati bancari, finanziari, industriali alleati alla Bundesbank e alle destre ottusamente liberiste, scatenate nella rapina a mano armata di welfare e di diritti. Armata con il coltello affilato della crisi e il machete della paura.

Dovrebbe cominciare a farsi strada l’idea che l’avventura dei tecnici è stata un grave errore: intanto perché sono mediocri teorici con il cinismo dell’astrazione e  una totale incapacità pratica, poi perché sono eterodiretti da altri interessi nazionali ed economici e infine perché il risanamento del Paese consistente non tanto in un pareggio di bilancio quanto nell’abbattimento della corruzione e dell’evasione, richiede un nuovo patto politico e di cittadinanza, una nuova consapevolezza. E infatti sono stati colpiti senza pietà i più deboli, si sono massacrati i pensionati, nonostante fosse un settore senza problemi e che non ne avrebbe avuti per parecchi anni, si sono aggrediti i diritti senza alcuna ragione , ma nulla si è fatto contro le rendite,  il privilegio, la disuguaglianza, l’opacità dilagante. Tuttavia è proprio qui che possiamo misurare il dramma del Paese: non c’è alcun soggetto politico che abbia l’interesse, il coraggio  e la capacità di elaborare il progetto di un’Italia diversa.

I tecnici sono stati un alibi, uno scaricabarile, un segnale di impotenza, un cedimento e un’ ultima spiaggia per l’autoconservazione. E adesso che diventa evidente il ginepraio nel quale ci siamo cacciati, l’incapacità assoluta dei salvatori ad affrontare problemi al di fuori delle prolusioni e dei convegni, la loro estraneità al reale, non c’è nessuno che osi dichiararsi competente a prendere in mano la situazione. Troppi rischi e nessuna idea, troppo comode le fondazioni da grilli parlanti con carta di credito, troppo difficile sottrarsi a contraddizioni e affiliazioni. Troppa vergogna di fronte ai cocci di una Costituzione e di una Repubblica fatta a pezzi con quotidiana indifferenza. Troppo tardi, credo , per riacquisire una qualche credibilità.

Aspetteranno di poter comparire come una salvezza dai salvatori nel gioco al ribasso del declino. Grottescamente per il sistema politico che abbiamo ormai tanto peggio è tanto meglio.