L’attentato a una scuola fa orrore. Ma un orrore cui fa seguito lo sconcerto per le reazioni del governo e del milieu politico intessuto delle solite, vibranti frasi fatte di cordoglio e di condanna che nascondono il sostanziale disinteresse verso l’ascesa criminale nel Paese. Non dimentichiamo che molte delle reazioni vengono proprio da quelli che si apprestano a dare un colpo mortale alle intercettazioni per salvare i grassatori della casta e nel contempo disarmare le forze dell’ordine e la magistratura, indebolendo o togliendo un’arma imprescindibile nella lotta alle mafie.
E che dire delle dichiarazione del ministro dell’interno così prudenti intorno alla matrice criminale, che sfregia i nomi di chi l’ha combattuta che non si ferma nemmeno davanti alla vita di ragazzini innocenti. Tutto, il nome della scuola, Morvillo Falcone, la vicinanza con l’anniversario della strage di Capaci, l’arrivo a Brindisi della carovana contro le mafie, denuncia una direzione, magari qualcosa di nato ai margini delle cosche, in quella feroce incubatrice di dissoluzione che esalta i poteri mafiosi di fronte alla sempre maggiore perdita di potere e di prestigio dello Stato. Magari è il tragico e infame correlato di una lotta tra clan che ormai si sentono padroni. Che dire del tentativo di vendere anche questa orribile vicenda come un fatto di terrorismo. Tanto più che l’8 maggio scorso dalla signora Cancellieri era andata un delegazione di politici pugliesi, per segnalare l’allarme criminalità nel brindisino, dopo la bomba fatta esplodere nell’auto del presidente dell’Associazione antiracket di Mesagne e una serie di altri episodi ” dimostrativi”.
Ma il ministro era troppo impegnato a cercare nei no tav la madre di tutti i terrorismi per dar retta a queste preoccupazioni e ora dice che l’attentato “non è tipico”, come se in una situazione così degradata ci fossero tipicità di terroir che tengano. Troppo impegnati tutti sul fronte Equitalia, la gran madre delle tasse da offrire in sacrificio alla Merkel, per rendersi conto che i massacri attuati nel Paese, che l’iniquità delle ricette, avrebbe ridato fiato non ai mostri inventati, ma a quelli ben presenti e operanti nel Paese. Tutti presi dal premier in poi a chiedere coesione, chiedendola anche per le iniquità, in uno sfruttamento a tutto campo della bomba.
E ancora che dire del presidente Napolitano che si tiene sul vago, preoccupato di mettere tutto il carico di orrore nell’indistinto contenitore della paura, dell’alta carica che ci invita “alla vigilanza e al fermo e concorde contrasto nei confronti di ogni focolaio di violenza eversiva”. Certo: la reazione ai metodi dei cravattari di Stato, la resistenza di una comunità investita e travolta da una grande quanto inutile opera, sono eversive come le bombe di Brindisi. Verrebbe da rispondere con l’intercalare di Ghedini se non fosse per la ripugnanza che il personaggio suscita e le sue responsabilità a monte.
E vi risparmio la liturgia di tutte le dichiarazioni e le parole liturgiche che fanno rimanere senza parole.
Per fortuna fiaccolate e manifestazioni sono state organizzate spontaneamente in tutto il Paese. Le persone si ribellano e capiscono che ormai devono farsi Stato: quello che c’è ormai o è svanito o è stato svenduto.
A VOLTE I “GRANDI” TRASCINANO GIOVANI VITE NEI LORO DISEGNI E PROVOCANO QUESTE COSE.CAPISCO LA LOTTA ALLE VARIE MAFIE,MA UN CONTO E’ LOTTARE CON LE SCORTE E UN’ALTRO E’ FARLO DA SEMPLICI CITTADINI.LO STATO LASCIA SOLI QUELLI CHE ABBRACCIANO L’IDEA DI FRAPPORSI A TUTTO CIO’ CHE C’E’ DI LOSCO.LO STESSO STATO NEGA L’ARRESTO DI POLITICI COLLUSI CON LE ORGANIZZAZIONI MAFIOSE.LO STATO NON VADA LONTANO A CERCARE E SI GUARDI DENTRO.
buon post…
Napolitano che mescola cazzo e broccoli con un improvvido accostamento all’eversione.
La Cancellieri che tentenna e tira in lungo pur di non ammettere la matrice mafiosa.
Dove vanno a parare, lorsignori?
Qui l’orrore è solo delle bombe, ma già vedo articoli con mucchi di solite parole contro chi (è vero) ci dovrebbe difendere. E contro la mentalità di chi può solo pensare di fare quello che ha fatto? Quattro righe di merda:
“qualcosa di nato ai margini delle cosche, in quella feroce incubatrice di dissoluzione che esalta i poteri mafiosi di fronte alla sempre maggiore perdita di potere e di prestigio dello Stato. Magari è il tragico e infame correlato di una lotta tra clan che ormai si sentono padroni.”