Dieci anni fa non avremmo potuto immaginarlo, eppure l’Europa dalla quale si sperava un’ampliamento della democrazia si è tramutata in una sorta di dittatura burocratica e opaca dove interessi finanziari e nazionali, scavano la mela come un verme: lo sporco gioco sull’euro che si sta facendo per influenzare le elezioni greche, lo dimostra in maniera avvilente e indecente. Il problema di Atene che per essere risolto doveva portare alla castrazione del welfare in tutto il continente, adesso invece può essere risolto senza troppe storie.

Un gioco che per altro mette in luce  l’inadeguatezza assoluta di un establishment, pari soltanto alla sua arroganza e al fatto di considerarsi al di sopra dei popoli: in una ventina di giorni dalla Gran Bretagna alla Francia, dalla Grecia alla Germania, per finire all’ Italia, l’Europa del liberismo cieco e sacerdotale è stato sconfitto in modi diversi, ma assolutamente chiari. Eppure continua ad operare come se niente fosse accaduto. Bruxelles, la Merkel, la bundesbank, i poteri finanziari non intendono mollare la presa appoggiandosi sul terrore dello spread e su ambigui doppiogiochisti come Monti che la stampa italiana accredita sul fronte di Hollande, ma che in realtà, tra un funerale e un disastro, fa la spola tra Berlino e Parigi visto che la pensa come la Merkel, di cui è stato il primo della classe nell’ubbidire ai macelli, ma si è accorto che solo seguendo il cambiamento di altri può salvarsi da se stesso e dal suo essere mosca cocchiera. Perciò adesso sorride al presidente francese con la stessa faccia lessa con cui sorrideva alla Merkel quando questa gli imponeva di non incontrare il candidato Hollande.

L’Europa quella della gente senza la doppia g, ha riscoperto la dimensione sociale e collettiva dei problemi. Ecco la rivoluzione che si è scoppiata a maggio: si è capito che le contraddizioni del liberismo non possono essere risolte e composte a livello individuale, come narrava la favola raccontata per anni. Che si trattava solo di un modo per favorire il sonno dei popoli. Un inganno liquido contro l’opaca solidità degli interessi di pochi.