Anna Lombroso per il Simplicissimus
Basta, basta, se imitassimo gli austriaci che ogni anno scelgono la parola più rappresentativa, quella che esprime meglio lo spirito del tempo, per noi sarebbe “basta”. Viviamo in un’area regionale unita solo da una espressione monetaria, che impartisce pistolotti sulla coesione e sulla solidarietà, salvo poi annichilire la vita e la democrazia della nazione che l’ha inventata, in un paese dove un po’ alla volta, ma ormai precipitosamente come termiti instancabili demoliscono la casa comune, quella dei diritti, alla vita, al lavoro, alla libertà, alla salute, all’ambiente, alle risorse. E a sostenere questa ideologia liberticida c’è l’alleato di sempre, impegnato a imporre una morale religiosa in modo che diventi etica pubblica, sostituendosi allo stato e alle sue leggi.
“Lo Stato è chiamato a riconoscere l’identità propria della famiglia, fondata sul matrimonio e aperta alla vita… e le leggi dello Stato, ha detto oggi il Papa in visita pastorale e Milano, dispensando indulgenze come condoni, “non possono riconoscere l’aborto e l’eutanasia” perché “lo Stato è a servizio e a tutela della persona e del suo ‘ben essere’ nei suoi molteplici aspetti, a cominciare dal diritto alla vita, di cui non può mai essere consentita la deliberata soppressione“. E in totale spregio di leggi, diritto e giustizia, oltraggiando a un tempo l’autodeterminazione e la democrazia ha aggiunto: “laicità dello Stato ha uno dei principali elementi nell’ assicurare la libertà affinché tutti possano proporre la loro visione della vita comune”.
La libertà insomma deve servire solo a disegnare un progetto di vita comune – c’è da scommettere quella della chiesa che non sempre coincide con quella dei credenti – che deve adeguarsi a un modello, più che quello evangelico, il format benpensante e conservatore post secolare, in modo che “le leggi siano obbligate a trovare giustificazione e forza nella legge naturale, che è fondamento di un ordine adeguato alla dignità della persona umana“. “Ognuno può vedere – ha proseguito – come la legislazione e l’opera delle istituzioni statuali debbano essere in particolare a servizio della famiglia“. Secondo il Pontefice, “lo Stato è chiamato a riconoscere l’identità propria della famiglia, fondata sul matrimonio e aperta alla vita, e altresì il diritto primario dei genitori alla libera educazione e formazione dei figli, secondo il progetto educativo da loro giudicato valido e pertinente“.
Non c’è potenza malefica e tossica più poderosa e distruttiva del pensiero e della ragione, dei dibattimenti di una corpaccione ferito, colpito, malato. Che dalla crisi trae nutrimento per prevaricazione, violenza e aggressività. L’organismo infermo della chiesa si atteggia a vittima di Babele, fino a protestare di essere discriminato nell’esercizio del suo diritto a costruire la sua “società buona” secondo i suoi criteri, omettendo che il sistema politico legislativo delle società democratiche e secolarizzate non ledono in nulla l’autonomia, la libertà di espressione, di pratica e di testimonianza del suo credere.
Ha inventato una costruzione retorica, quella dei valori non negoziabili, diventata luogo comune intoccabile grazie alla reticenza e acquiescenza di un fronte laico a intermittenza, legalitario nei convegni, democratico sulla spalla dei quotidiani. Si è concesso che le esigenze o meglio le pretese che convinzioni religiose e comportamenti privati prendessero rilevanza pubblica, che assumessero la forma enfatica dell’intrattabilità. Si è concesso che le ragioni di alcuni diventassero boicottaggio deliberativo e ricatto politico.
In democrazia gli unici beni, gli unici valori è non negoziabili sono i diritti. Anche quelli più pesanti, che fanno versare lacrime, che restano come un coltello piantato dentro, cui non dobbiamo mai rinunciare, anche se costano come privilegi.
La chiesa ormai sa che non può comunicare i grandi dogmi teologici, della colpa originale, della redenzione, della salvezza. Ripiega sui temi della natura, della vita e della “creazione”, tenendosi aggrappata a una traduzione del codice religioso in codice naturale e aspirando a tradurlo in quello civile e penale. E invade ogni contesto: quando nel dibattito bioetico si discute della persona umana, quando si cercano di introdurre misure restrittive alla legge sull’aborto, la compagine dei credenti in Parlamento nel sostenere le loro tesi non introducono più argomenti religiosi, anzi dichiarano di argomentare in termini razionali, etico-naturali o addirittura scientifici. E sempre di più – come oggi il Papa, come in questi giorni la Cei in materia di pedofilia – c’è la pretesa di rivendicare una totale dispettosa autonomia dalle leggi dello stato e dallo stato di diritto.
Ci sono troppe bestie ferite che fanno male alla democrazia, che invadono i nostri spazi esistenziali per condannarci alla miseria, materiale e civile, per farci dimenticare la bellezza del rispetto e del rispetto della libertà. Si, la nostra parola deve essere “basta”
Detto brutalmente: governi a casa sua, in primis, invece di venire a dettare l’agenda al governo. italiano …
D’altro canto sa di poterlo fare perchè i poteri forti del nostro povero stato hanno intrecci solidissimi con il suo staterello gonfio di soldi, sporchi e puliti, e di arroganza .
dall’interno delle mura leonine,in quanto capo di stato straniero,può dire e fare ciò che vuole,ma se va in visita in un qualsiasi paese che non sia il suo,è tenuto a rispettarne le leggi…in Francia,quando provò a intromettersi parlando dell’illuminismo (proprio lui!) fu cortesemente,ma fermamente invitato a non immischiarsi (ed era Sarkozy,mica un pericoloso estremista…). Da noi ,tra i politici di ogni tendenza,vige ancora l’illusione che mettersi a 90° di fronte alla chiesa e ai suoi desiderata,porti voti…cosa mai dimostrata (l’introduzione della legge sul divorzio e quella sull’aborto,dimostrano caso mai il contrario) e anche l’8 x 1000 se fosse modificato come per esempio nella Confederazione Elvetica (se vuoi lo dai alla confessione religiosa che preferisci,se non lo dai ti rimane in tasca) allora vedremmo quanti sono i cattolici “praticanti” in questo paese…conoscendo un po’ i miei connazionali,credo proprio che alla chiesa resterebbe poco di che scialacquare….
che il rappresentante della: diopadrefigliospiritosanto e c.utilizzi il linguaggio che utilizza è normale,lui è il gestore della paura della morte,della rivalsa degli ultimi nell’altra vita,(al punto che immagino un paradiso popolato da reietti e derelitti),e non ultimo è il gestore della sciacquatura delle coscienze, tutto questo si chiama potere,potere non esercitato in maniera visibile, quindi con il rischio della rivolta allo stesso, no esercitato in maniera bizantina,subdola, attraverso il potere degli eletti( se ricattabili) o del dittatore di turno, se non riusciamo da laici a spiegare cosa è effettivamente il cattolicesimo,di quanti in realtà siano stati espulsi da questa associazione anche se non lo sanno, se non cerchiamo di sbattezzarci portando il numero dei cattolici a quello che effettivamente è, tutto questo rimane solo uno sfogo che resta chiuso in questo spazio.
Temo proprio intendesse ciò che Lei paventa…come la Binetti… che sproloquia sul ” sacrilegio ” della corrispondenza del papa sbattuta sui giornali ! I giornalisti sempre secondo la Binetti ,avrebbero dovuto riflettere sull’ ” Alterità” della figura cui la corrispondenza apparteneva.
ps
@frankramsey: “Se non siete d’accordo sui presupposti dovete dire prima quali sono i vostri e come questi configgono con quelli del Papa e quindi determinano la critica che fate”, dici, altrimenti lasciano il tempo che trovano… esattamente come fanno le gerarchie ecclesiastiche.. a meno che tui non parta dal principio che il Papa e noi non siamo sullo stesso piano, che a lui in quanto autorità superiore è concesso l’impiego di pregiudizi e di ignorare le nostre convinzioni, considerandole irrilevanti o peggio immorali
i miei presupposti sono quelli di un cittadino che non tollera che una morale religiosa voglia costituirsi come etica pubblica. i miei presupposti sono che non si deve sopportare che la sfera pubblica venga invasa e occupata da rivendicazioni dottrinali che si vorrebbero trafromare il leggi. è chiero che non si tratta più di presenza attiva nella sfera pubblica ma di discorso politico e di parte, orientato alla manipolazione delle opinioni. i miei preussposti sono quelli di un approccio laico da adottare in ogni contesto, non credo alla teologia della liberazione. Credo alla liberazione anche dalla teocrazia.
Tutto condivisibile. Sulla pretesa di rivendicare una totale dispettosa autonomia dalle leggi dello stato e dallo stato di diritto: si tolga loro il diritto di voto. Sull’ingerenza nelle questioni laiche, e su tutto il resto, BASTA. Libero Stato prima di tutto. La Chiesa sia pure libera ma fuori dallo Stato.
Ho condiviso molti vostri scritti, ma questo non mi sembra molto ragionato. E’ certamente vero che in materia di pedofilia la CEI ha sbagliato anche nella comunicazione, ma sparare sul Pontefice è un errore perché chi lo critica non ne conosce la cultura e le motivazioni teologiche e morali che portano a quelle conclusioni. Si può non essere d’accordo con lui, ma non si può criticare nelle formulazioni dottrinali se si accettano i presupposti da cui parte. Se non siete d’accordo sui presupposti dovete dire prima quali sono i vostri e come questi configgono con quelli del Papa e quindi determinano la critica che fate. Altrimenti si tratta di ragionamenti che lasciano il tempo che trovano. Ricordo che le considerazioni induttive (e non quelle deduttive) secondo Wittgenstein e Ramsey (che non sono stati né pretofili né cattolici) sono di ordine psicologico e quindi seguono percorsi che possono essere considerati non oggettivi da chi non li condivide. Per questo occorre, nelle critiche, partire dai presupposti della persona da criticare, a questi opporre i propri presupposti e quindi definire deduttivamente le differenze nelle conclusioni. Altrimenti si potrebbe, come in questo caso, criticare chi potrebbe essere un prezioso alleato contro il potere arrogante e prepotente del governo dei padroni. Nel leggere quello che ha scritto Benedetto XVI si possono trovare delle affermazioni che sono molto vicine a Bakunin o a Marx e tutto ciò in piena coerenza dottrinale. Ricordo per inciso che secondo Bertrand Russell, infatti, anarchismo e marxismo sono dottrine sociali di derivazione cristiana.
E pur vero che molti predicatori cattolici si rifanno a testi di esegesi che andavano di moda nel XIX secolo come il famoso “Il libro per tutti” di Lorenzo Maria Gerola. Se si applica il sistema che ho descritto sopra a questo volumetto, come alle prediche di quei signori, si deduce che il rapporto tra quelle dottrine ed il cristianesimo sono due cose diverse e completamente inconciliabili.
Che strano, il papa tedesco è curiosamente italianissimo nel predicare bene e razzolare male, anzi malissimo. Parla, anzi, ciancia di etica e morale…che devono avere gli altri? Chissà, forse non conosce le parole di un oscuro teorico palestinese vestito da figlio dei fiori, sicuramente un pazzo terrorista, che disse che chi va a cogliere la pagliuzza nell’occhio altrui non nota la trave nel proprio.
B A S T A!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Regaliamo lo Stato Vaticano gratuitamente a chi lo vuole, qualsiasi lingua parli e qualsiasi sia il color della sua pelle.
Ma di quale morale parla di quella dei preti pedofili per i quali un certo cardinale suo” omonimo” ha firmato un documento per sottrarli a qualsiasi controllo dell’autorità giudiziaria?
Ma mi faccia il piacere? O dello Ior, la lavatrice dei soldi delle mafie?
O della sua militanza nella gioventù hitleriana? Non era peroprio un bambino ed i suoi genitori?
Allora la piantino i sepolcri imbiancati che vivono di rendita nel Parlamento italiano all’ombra del Vaticano.
Ci hanno rotto le sfere con la loro ipocrisia!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
tremiti o termiti?