Dispaccio urgente Agenzia Stefani – direttorato retorica nazionale – at giornali fritti misti
Le sfavorevoli circostanze non ci permettono in questo caso di dire che abbiamo vinto. Tuttavia occorre ridurre la portata psicologica dello spiacevole ‘evento e in questo quadro l’Istituto di retorica nazionale impone le seguenti regole:
1) Non usare la parola sconfitta, goleada, disastro. Usare solo espressioni ammesse dal comitato destra – centro – sinistra, nell’ordine : mancò la fortuna non il valore, eroi comunque, l’importante è partecipare.
2) Non accennare al fatto che il premier non conosce le parole dell’Inno nazionale e non mettere assolutamente in relazione la sua presenza con la figuraccia.
3) Far notare anzi che tutto è come al solito: Monti c’è, ma l’Italia no.
4) Non riferire assolutamente che dopo il recente vittorioso vertice, l’Italia dovrà sborsare 17 miliardi di euro per salvare le banche spagnole.
5) Si fa esplicito divieto di chiamare Rajoy culone inchiavabile.
6) Dire che la frase del premier dopo il 4 a 0: “in Italia sappiamo superare le difficoltà”, è stato in realtà pronunciata dal compositore automatico di frasi di Monti che purtroppo è solo in fase sperimentale e alle volte restituisce l’impressione di idiozia.
Inoltre
L’associazione nazionale salotti e cortigiani, il centro studi Fiat per il recupero della schiavitù, l’albo professionale dei firmatari di documenti e l’associazione accademici parenti di accademici, fanno appello affinché i media traggano spunto dall’evento sportivo per sottolineare i vantaggi della mediocrità.
C’è una differenza abissale tra “poter fare” e “avere l’obbligo di fare”. Il concetto di complicità, come per tutti i reati, deve presupporre la violazione di un obbligo e non certo la mancata adozione di un comportamento facoltativo. Ergo, il tuo ragionamento non sta in piedi logicamente.
Era la risposta che aspettavo, signor/ra Anonimo, e non merita ulteriori commenti.
Il segreto della confessione può essere anche tutelato dalla legge, ma un sacerdote può chiedere al proprio vescovo di esserne dispensato. Quindi, nel caso un sacerdote non si avvalga di questa opzione (che è un segno di buona coscienza), finisce inevitabilmente per diventare, nella fattispecie, complice del reato di pedofilia. Ergo, Binetti indifendibile.
Anonimo, la confessione non è segreto, sempre e comunque. Esiste la dispensa vescovile, documentati. Se per un reato di pedofilia, il sacerdote non chiede al vescovo di essere dispensato dal vincolo del segreto confessionale, è semplicemente complice di un pedofilo. E con lei “Santa” Paola Binetti dell’Opus Dei che va in giro a fare affermazioni che sarebbero da interdizione dai pubblici uffici.
P.S. E poi si sa quando la si “spara” troppo grossa, c’è sempre un’ufficio stampa che smentisce, attribuendo la colpa ai soliti comunisti che mangiano i bambini…
“Puoi andare, adesso”. Inutile arroganza. Perchè voi continuate a mentire, ma noi vi becchiamo subito. Basta documentarsi per scoprire che la Binetti si riferiva ad un’unica, specifica condizione che è quella della confessione. In questo caso, il segreto è completamente tutelato dalla legge. Aggiornatevi: nel mondo digitalizzato, la calunnia sistematica non funziona più. Per mettervi al vostro posto, basta un clik.
Vedi, Alberto Capece Minutolo – sei parente di un mediocre ma pettoruto soprano di tanti anni fa? – , tu sbagli. Non tanto perché sei bugiardo e pallonaro, perché di quelli ce n’è tanti e soprattutto tanto più pericolosi di te, che non sei niente, ma perché esageri: come diceva Italo Svevo, «per essere creduto non bisogna dire che le menzogne necessarie», e quella della Binetti era proprio una menzogna inutile.
Capi’, Cape’?
Puoi andare adesso.
Grazie, Padre, credo che resterò.
Dunque la Binetti difende i pedofili, e io per estensione. Ma ha mai detto che i bambini malati di cancro debbono portare la croce di Gesù? Cioè, chiedo, l’ha mai detto?
“Carmine Cocco, la Binetti difende i pedofili. Tu difendi la Binetti. Ergo, tu difendi i pedofili.Chissà perchè.”
Questo è il tipo di ragionamento che ha mandato milioni di poveracci nei Gulag. Come si vede, è ancora attivo e presente. E’ una questione di DNA .
A dire della stessa Binetti, che ha avuto la faccia tosta di affermare durante la Zanzara su radio24 che un sacerdote non è obbligato a denunciare un pedofilo. Tu difendi la Binetti che difende un sacerdote che difende un pedofilo che, ricordiamolo, è uno che stupra i minorenni. Tutto questo senza manco andare a spulciare i curiosi trasferimenti di sacerdoti beccati con le mani nelle braghe, pardon in pasta, altra gente che santa Paola dell’Opus Dei difende a spada tratta. Puoi andare adesso.
Ergo, tu difendi i pedofili.
A dire di chi? Perché se è a dire degli astanti, dev’essere vero.
di commovente bellezza (e realismo). Grazie….sto facendo girare.
Carmine Cocco, la Binetti difende i pedofili. Tu difendi la Binetti. Ergo, tu difendi i pedofili.
Chissà perchè.
Se avessi un cappello, me lo toglierei.
@kthrcds : riguardo il modello economico di Monti, quel che dici è più o meno come sostengo da un po’. Non so se dipenda da Monti stesso, dalla Bocconi – fucina di menti del calibro di Sara Tommasi – dal Bilderberg, la Trilaterale o da Goldman Sachs, ma fatto sta che fa parte di una cricca, anzi di una setta di fanatici con una fede totale e acritica nei dogmi della finanza americana.
Il problema è che Monti, con tutti i suoi sottopancia e sicofanti, altro non è che un governatore d’occupazione ne’ più ne’ meno del suo omologo Vidkun Quisling: imposto con la forza a una nazione soggiogata, obbediente, e abbastanza ottuso da non capire – o non voler capire – che quando la situazione si farà critica grazie al suo operato i suoi padroni lo abbandoneranno per salvare se stessi.
In termini più romanzeschi, non so se avete presente il romanzo Dune di Frank Herbert. Uno dei punti della trama è che il crudele e astuto barone Harkonnen impone il proprio ottuso nipote Rabban come governatore planetario, e subito dopo esige versamenti immensi, ben sapendo che lo stupido obbediente Rabban spremerà fino all’osso la popolazione del pianeta… e a questo punto giungerà il nipote preferito Feyd-Rautha atteggiatosi a liberatore degli oppressi.
Basta cambiare i nomi del barone Harkonnen con Mario Draghi, di Rabban con Mario Monti, e di Feyd-Rautha con chissà chi ci verrà propinato – forse Roberto Saviano – e la trama diventa molto familiare.
A dire degli astanti, come scrittore satirico fai pena. Meglio insistere con le bufale.
“compositore automatico di frasi di Monti che purtroppo è solo in fase sperimentale e alle volte restituisce l’impressione di idiozia”.
Definizione, a mio avviso, perfetta. Sapevo che Monti è semplicemente un teorico neoliberista, più puntiglioso che brillante, che ha elaborato a tavolino un concetto di sviluppo ricalcato da quello inaugurato da Reagan negli Usa negli anni 80, e che era già fallito mentre lui era impegnato nelle rifiniture. Ma nemmeno io mi aspettavo un fallimento così clamoroso. Dopo 8 mesi trascorsi a comprimere e tagliare salari e pensioni, con l’effetto collaterale di aver creato un esercito di 390mila “esodati” – feroce ed ipocrita eufemismo per descrivere persone che si sono ritrovate d’amblé senza salario né pensione -, Monti è riuscito nella missione apparentemente impossibile di riportare l’Italia nella stessa situazione che ha preceduto il suo arrivo.
Non solo, ormai completamente incapace di destreggiarsi in una crisi che lui stesso ha contribuito a rendere più pesante, attuando una stolida politica di austerità, Monti non trova di meglio che chiedere aiuto al trio ABC, ossia ai leader (si fa per dire) dei partiti che sono tra i maggiori responsabili dello sfascio attuale, e che alle prossime elezioni rischiano di scomparire – salvo Casini, che è già scomparso, e vantare illusori successi in ambito internazionale.
Nel luglio 2011 gli europagliacci hanno sacrificato l’Italia sull’altare dei mercati per spaventare l’opinione pubblica e imporre Monti a capo del governo.
Un numero sempre crescente di italiani, ormai consapevoli di chi sia in realtà Monti, e quale sia il suo effettivo compito, ne osserva l’operato come osserverebbe un puntiglioso geometra che illustra il progetto di costruzione di un grandioso edificio sulle pendici del Vesuvio.
Ora l’uscita dall’euro non è più un’opzione. È una necessità.