Licia Satirico per il Simplicissimus
“Tutte le famiglie civili si assomigliano tra loro, ogni famiglia incivile è incivile a modo suo”. Oggi forse Tolstoj sarebbe costretto a riscrivere in questi termini l’incipit di Anna Karenina: questa è, almeno, la suggestione formidabile che si ricava in queste ore dalla lettura dei quotidiani. Pierferdinando Casini abbandona ogni moderazione e definisce “incivile” il matrimonio gay poche ore dopo la sconcertante performance di Rosy Bindi alla festa del Pd a Roma. In verità il Pd, diviso tra primarie, temi sociali e dilemmi etici, riesce benissimo a farsi la festa da solo: discetta su quanto la Costituzione tollera e quanto proibisce, minaccia i portatori di posizioni massimaliste di dover rimpiangere le unioni civili (che non ci sono, ove qualcuno fosse ancora convinto della loro esistenza), blandisce i malumori spacciandoli per pluralismo tra le anime diverse del partito. Quella laica e quella clergy: prepotente la seconda quanto remissiva la prima.
Bersani dice “noi le unioni gay le facciamo”, D’Alema parla di situazione insostenibile. Sullo sfondo tuona la minaccia del leader dei centristi moderati, divorziato e morigerato: il matrimonio tra persone dello stesso sesso è una violenza della natura sulla natura. Attendiamo ancora di sapere se le tangenti di Finmeccanica, in cui il ruolo di Casini non è stato ancora chiarito, siano secondo natura o contro natura. Per il momento l’immagine, potentissima, è quella di un segretario post-democristiano da Vecchio Testamento che ci illumina sulla differenza tra comportamenti sessuali commendevoli ed esecrabili, dimentico di quando i giornali scandalistici lo fotografarono in versione balneare col triangolino “gratta e vedi” sulle pudenda: il Grande Centro?
In verità, gli allarmi cleropositivi sulle unioni “incivili” sono di portata assai più ampia. La Curia di Milano ha bocciato il progetto di Palazzo Marino sul registro comunale delle coppie di fatto. L’arcivescovo Angelo Scola paventa il rischio «che la voluta equiparazione tra famiglia fondata sul matrimonio e unione civile porti a legittimare la poligamia».
Secondo Oscar Wilde poligamia era avere un coniuge di troppo, ma monogamia significava esattamente la stessa cosa. In verità sono contraria al matrimonio in tutte le sue forme di manifestazione, però non riesco ad accettare l’uso improprio dell’aggettivo “incivile” accanto a parole degnissime come “unione”, “Costituzione” e “natura”.
Incivile è imporre diktat etici in nome del pluralismo (!), invocando la natura per legittimare il pre-giudizio, la condanna morale, il disprezzo. Incivile è un partito che si dice progressista ma ha paura della sua anima laica, perdendosi in battaglie deboli: alla difesa esile di uno stato sociale ormai distrutto da pareggi di bilancio, spending review, flessibilità e fiscal compact si affianca la titubanza fatale sulle unioni civili.
Incivile è un paese in cui il compagno o la compagna di una vita – non importa se dello stesso o di diverso sesso – non abbiano garanzie giuridiche e sociali: non hanno diritto a sussidi, non possono ereditare, non possono adottare, non possano rivendicare un nome né dare un nome a ciò che sono.
Incivile è pensare a una Costituzione-bandieruola modificabile come burro fuso per inserire il pareggio di bilancio e rigida come un punteruolo nella cornea per bandire le unioni gay. Dubitiamo fortemente che le unioni gay fossero un chiodo fisso dei Costituenti, ma anche del fatto che la “società naturale fondata sul matrimonio” debba per forza essere eterosessuale alla maniera dei Casini ortodossi.
Incivile è bollare come incivile un’unione non convenzionale. È forse civile il marito violento ma regolarmente sposato, il figlio legittimo picchiato o abbandonato, il mostro silente che si nasconde dietro la facciata di molte famiglie “perbene”? Casini non accetta lezioni di morale, Bindi prefigura scenari funestati da vescovi molto più preoccupati da unioni eretiche che da sacerdoti pedofili (l’ultimo caso è stato scoperto nelle docce di un campo di terremotati emiliani): la realtà delle unioni sfugge sia a chi si è sposato troppo, sia a chi non si è sposato mai.
“Contrarre matrimonio” non è necessariamente una malattia. A volte può essere una speranza: di cambiamento, di tolleranza, di civiltà.
Un bell’articolo!
Complimenti dai naviganti di Vongole & Merluzzi
http://vongolemerluzzi.wordpress.com/
Passa a trovarci 😉
Carissimi, sapete come mai gli italiani non si sposano? Perché non sono degli imbecilli. Il matrimonio all’italiana è un delirio nel quale sei obbligato a mantenere la prozia del coniuge nel caso in cui questa dovesse giocarsi il bilocale alla roulette; e nel quale ti ritrovi più clausole economiche di quelle che leggi quando vai a contrarre un mutuo ipotecario.
La più grande offesa al matrimonio, inteso come semplice ed elegante unione tra due persone che vogliono fare un pezzo di strada assieme, è venuta da questo sciagurato catafalco normativo che ha trasformato questo storico istituto in una mangiatoia per avvocati. Dobbiamo tagliare il nodo gordiano: fin quando gli italiani continueranno a sospettare che il matrimonio sia una truffa, non ne usciremo. Il resto si risolverà facilmente.
Premessa necessaria è il mio agnosticismo di lungo corso e la mia costante apertura verso problematiche sociali. Se sono quanto meno fantasiose le premesse, le ricostruzioni e gli scenari futuribili in caso di nozze gay legalizzate nel nostro paese, altrettanto trovo vaghe e poco incisive le ragioni addotte dai fautori di una legge ad hoc. Il diritto si sa, deve adeguarsi, più che anticipare, quelle che sono le istanze della società in continuo movimento. La legge sul divorzio non a caso intervenne in un mondo di grandi sconvolgimenti e recepì praticamente uno stato di fatto ed una necessità sempre più impellente. Tanto è vero che a nulla valsero le condanne e le scomuniche. Senza troppo divagare arrivo al punto debole di questo post: «Incivile è un paese in cui il compagno o la compagna di una vita – non importa se dello stesso o di diverso sesso – non abbiano garanzie giuridiche e sociali». E’ un grande imbroglio a mio avviso. Una coppia etero che vive da anni insieme può sempre sposarsi civilmente e accedere a tutte le famigerate garanzie che sarebbero precluse. La storia dei registri delle unioni civili, dei dico, dei pacs e via dicendo nasce soprattutto (se non solo) per soddisfare l’esigenza degli ambienti omosessuali di trovare cittadinanza nel nostro paese attraverso un escamotage. Che poi sia giusto trovare delle strade nuove per regolamentare dei rapporti gay non ci trovo nulla di male o di osceno, ma da qui a creare dibattiti infiniti e utili solo per alzare polveroni su questioni molto più gravi il passo è breve. Infine parlare dei mali non proprio rari di molte famiglie “tradizionali” italiane quali le violenze, gli abusi ecc. non penso aiuti a portare altri voti alla causa. Mi sembra la storia dei tangentisti che per giustificarsi dicevano che tutti facevano in quel modo e quindi erano da assolvere. Se ci sono genitori etero inetti, quanto meno, altrettanti saranno i genitori omo. Con una differenza però: i secondi vogliono istituzionalizzare (per necessità loro strutturali) il ricorso a pratiche limite per poter avere la prole. Parlo di adozione e fecondazione assistita. E’ giusto? Pur mettendoci la mia buona volontà non riesco ad accettarlo. Sono bigotto? Filocattolico? Oscurantista? Pazienza, proverò a convivere con questa grave malattia…
debbo ad onor del vero ricordare Fanfani Amintore il grande, che tuonava contro il divorzio,dicendo che in Italia tuuutti avrebbero divorziato se una simile legge contro natura fosse stata mantenuta nel novero delle leggi di questo stato.ora pro e contro natura è divenuto uno spauracchio un po come il verde che da solo riesce a bloccare maggioranze plebiscitarie,ma cosa diavolo sia pro o contro natura è una idiozia porlo come problema,vorrei che si pensasse più ai doveri individuali e sociali che la responsabilità di contrarre matrimonio comporta che al sesso della controparte in un matrimonio
Che schifo di polemica. Vista dall’ estero, l’ Italia a volte sembra l’ Iran.