Formula della N fosfometil glicina o glifosato

Tutto ciò che sai è falso. Questo era il titolo di un libro comparso alcuni anni fa e che collezionava  molte narrazioni  del mondo che il capitalismo diffondeva, comprese anche  quelle anticapitalistiche e tuttavia funzionali in qualche modo a nascondere i veri meccanismi di azione e dunque a preservarli. Ed è successo anche oggi, quando è giunta la notizia di una ricerca francese da cui risulta la pericolosità a lungo termine di un erbicida della Monsanto a base di glifosato: il Roundup, Subito si è scatenata la polemica incredibilmente non contro l’erbicida, ma contro gli ogm che in realtà non c’entrano nulla in sé, ma hanno un nesso solo con la politica demenziale di una multinazionale dell’alimentazione e della fame insieme. Alla Monsanto, come alla Genetch fa del resto gioco una certa avversione agli ogm: evita loro il pericolo di avere concorrenti.

Ora quello che avete letto sui giornali on line e quello che sentirete in televisione, è un pastrocchio che al tempo stesso attira l’attenzione dalla parte sbagliata e nel contempo nasconde le vere e responsabilità della Monsanto e il suo cinismo. Va detto che il mais Nk603, quello sotto accusa è – come parecchie altre “creazioni” della Monsanto – un mais modificato nel senso che resiste all’applicazione di erbicidi a base di glifosato, cioè quelli chiamati Roundup ready. Questi erbicidi hanno la caratteristica di essere assorbiti dall’impianto foliare, ma di diffondersi anche alle radici e ad altre strutture della pianta. Il fatto che il mais in questione sia resistente permette di usarli con grande abbondanza anche durante la crescita del granturco e non solo prima, realizzando così un risparmio economico per il coltivatore, ma anche una abbondante persistenza nelle parti della pianta stessa dopo il raccolto.

E già più di vent’anni che i glifosati sono tema di un dibattito scientifico tra chi dice che provoca una certa percentuale di malformazioni negli animali alimentati con vegetali che lo contengono e chi invece (come alcuni studi commissionati dalla Ue nel 2001, quelli evidentemente contestati dall’attuale ricerca) nega il ruolo dell’erbicida.  Certo, il fatto che il mais Nk603, sia riservato all’alimentazione animale forse non deriva solo dal suo sapore o dalla sua scarsa presentazione, ma probabilmente dal rischio di un’alimentazione diretta. Gli animali di cui ci alimentaiamo del resto – seguendo la ricerca francese – sono macellati troppo presto per dare segni evidenti di patologie derivate dal glifosato che inibisce un enzima, l’Epsp sintasi.
In ogni caso è chiaro che in questa situazione quanto meno di incertezza, arrivare a concepire un ogm, non perché resista a certi parassiti o a condizioni climatiche avverse, a determinati virus o agli stessi infestanti, ma solo al glifosato per realizzare un doppio profitto, la vendita dei semi e insieme dell’erbicida, anch’esso della Monsanto, è semplicemente allucinante. Tuttavia questo non riguarda affatto gli ogm in generale, ma solo il pesticida e soprattutto quella logica di profitto che fa nascere queste mostruose operazioni. Però se la cosa si risolvesse solo come una nuova ondata di acritica ostilità agli ogm, come pare si stia verificando, avremmo tre effetti: continueremmo ugualmente a mangiarli e non a produrli, il glifosato continuerebbe ad essere usato anche per le colture non ogm, sia pure con metodologie diverse, mentre la Monsanto e compari continueranno ad avere il controllo assoluto sulle operazioni da gabinetto del dottor Mabuse che mettono in piedi per guadagnare il massimo possibile dalla necessità di cibo.
Forse conviene ammettere gli ogm e mettere loro dei limiti che non consentano operazioni di questo tipo. Ammetterli per aumentare la produzione, non solo perché resistano ai veleni e possano quindi esserne irrorati a volontà. Per il cibo insomma, non per il profitto.