Non c’è alcuna formula su come diventare un milionario.  Se siete gelosi di chi ha più soldi, non si limitatevi  a stare lì e a lamentarvi, fate qualcosa per avere più soldi,  spendete meno tempo a bere o fumare o socializzare e lavorate di più”.  

L’Unione Sovietica aveva Stakanov, gli Stati uniti avevano i piccoli eroi di Horatio Alger che approdavano dalla povertà alla classe media, noi abbiamo gli apprentice, gli chef e tutti i piccoli, crudeli giochi televisivi che ci insegnano a sgomitare e a dimenticare di far parte di un insieme sociale. Dalla creazione di simboli, dalle fondazioni mitopoietiche che in qualche modo erano l’allegoria della politica, siamo giunti all’amnesia, al vuoto che si regge sulla menzogna. La società diseguale la richiede sia per nascondere gli squali, sia per tenere le classi inferiori al loro posto vittime di illusioni e di incubi reali.

Nel 2010 l’1% della popolazione più ricca degli Usa ha visto aumentare del 93% i propri guadagni, nello stesso anno, dirigenti aziendali hanno guadagnato 243 volte tanto quanto il lavoratore medio (nel 1965 il rapporto era di dieci volte inferiore, vale a dire 24,1) .E non c’è da stupirsi  che tra il 1970 e il 2010 il coefficiente di Gini, che misura la disuguaglianza, sia  aumentato negli Stati Uniti  da 35  a 44 un salto enorme considerato il sistema di calcolo. Contemporaneamente è anche diminuita e molto la mobilità sociale: tra i Paesi Ocse quelli dove si ha la maggiore probabilità di essere povero o ricco a seconda della propria nascita, sono nell’ordine, La Gran Bretagna, l’Italia e gli Usa, si proprio il paese delle opportunità.

Ma questo non bisogna farlo sapere e sventolare il feticcio delle possibilità infinite, quel sogno americano rianimato da Mitt Romney mentre i medici urlano che lo stiamo perdendo, ormai supportato più in televisione che nella realtà. Lo stesso sogno che l’Europa degli avidi e dei cosiddetti economisti ha voluto trapiantare al posto del concetto tutto politico di equità. Si, bisogna auto convincersi che l’ingiustizia sia giusta. E così possiamo tornare alla frase iniziale che sembrava essere buttata lì come il corpo esausto di un naufrago: “Non c’è alcuna formula su come diventare un milionario.  Se siete gelosi di chi ha più soldi, non si limitatevi  a stare lì e a lamentarvi, fate qualcosa per avere più soldi,  spendete meno tempo a bere o fumare o socializzare e lavorate di più”.  

Bene a dirlo è stato qualche giorno fa  Gina Rinehart, la quale, colta da amnesia, ha scordato che aiuta molto il successo, più che astenersi dal fumo, avere ereditato qualche miliardo di dollari e possedere una delle più grandi miniere del mondo di materiali ferrosi. Si la miliardaria Rinehart, agita il feticcio, lei che se anche avesse passato la vita a letto a girarsi i pollici sarebbe lo stesso immensamente ricca. E pazienza scoprire che al mondo c’è un cretino in più, ma che gli edificanti discorsi sul darsi da fare sono lo schermo dietro il quale oligarchi russi, magnati messicani, rentier, speculatori, tycoon dell’IT, banchieri, sceicchi, petrolieri, amministratori delegati, manager, guadagnano assai di più del valore che generano. Saccheggiano i patrimoni pubblici, aziende, strutture, beni venduti loro per una miseria.

Sapete, quasi quasi smetto di fumare: ho deciso di diventare ricco.