Anna Lombroso per il Simplicissimus
C’è qualcosa di tremendamente infame e vigliacco nei maldestri tentativi che vengono periodicamente condotti di manomettere una legge dello Stato, peraltro severa e ancora largamente inapplicata, per via di poco credibili casi di coscienza e che rispondeva all’obbligo civile e morale di sanare il perpetrarsi di delitti contro le donne, consumati nella clandestinità e nella speculazione a volte mortale.
E duole che spesso queste basse manovre di bottega vengano compiute da quadri della politica che dovrebbero per appartenenza rispettare criteri di libertà e laicità, ma che più o meno esplicitamente invece ubbidiscono all’esigenza di compiacere alleati di matrice confessionale. Parlo di alleati e non di elettori, perché questo Paese disgraziato ha dimostrato invece di pensarla diversamente da loro in occasione di uno dei tanti referendum imposti per far regredire i diritti, perfino quello all’acqua, a prerogative da “consumare” in opaca e colpevole clandestinità o in sontuose strutture estere.
E duole ancora di più quando a farlo sono donne per le quali la libertà di esprimere la propria fede e di imporre la propria legge morale, addormenta la sapienza e l’esperienza della condizione di donna e l’impegno di cittadina.
L’aborto è un evento drammatico nella vita di una donna. Di una donna adulta e di una ragazza, che non ha preso le necessarie e ormai ben conosciute precauzioni o che ha avuto un incidente tecnico o che ha subito un atto sessuale non desiderato, precauzioni che spettano a lei perché spesso madri poco avvedute, padri poco presenti e contesto sociale poco civilizzato non educano i maschi alla responsabilità. E che vengono criminalizzate come una per colpa o un reato da scontare rendendo artatamente macchinoso e bizantinamente cervellotico l’uso della RU486, sottoponendole a un iter consegnato ormai sempre più di frequente non a consulenti che aiutano, ma ad obiettori che giudicano implacabilmente.
Perché una ideologia che combina autoritarismo politico e prepotenza ecclesiastica continua a vedere il popolo, uomini o donne che siano, come soggetti scriteriati e infantili, cui bisogna impartire una pedagogia punitiva.
Mentre mai come al momento di compiere una scelta che è dolorosa e imposta sempre e comunque da motivazione legittime, sociali, economiche, sanitarie, il sostegno dovrebbe venire da soggetti pubblici, indipendenti, non condizionati da qualsiasi credenza, impegnati all’aiuto solidale e svincolati da ogni pregiudizio.
Rappresentanti politici che deliberatamente o passivamente abbiano contribuito all’approvazione delle leggi delle regioni Piemonte e Veneto dovrebbero vergognarsi e non rivendicare di aver sancito l’intrusione di organizzazioni private con l’esibizione delle loro convinzioni e la ostensione dei loro simboli, confessionali o no che siano. Organizzazioni che non sono autorizzate a imporre la loro opinione in un momento segnato dalla vulnerabilità e dall’irreversibilità dell’atto che si sta compiendo, soprattutto se sono le stesse che condannano il preservativo ma perfino quelle che ne invece ne fanno pubblicità a scopi commerciali.
Dovrebbero avere il pudore di non spacciare il loro appoggio ad un provvedimento eversivo di quella laicità, componente irrinunciabile della democrazia, come una manifestazione matura e consapevole di apertura al pluralismo. Pluralismo laico non è permettere, anzi garantire per legge, l’ingresso psicologicamente devastante ad integralisti che snocciolano il rosario e biascicano preghiere come maledizioni, ma nemmeno a composte e sobrie associazioni non proprio trasparenti e non esattamente no profit che consigliano la riflessione per dirottare su anodine strutture più o meno parificate.
Sono veneziana, ho fatto politica per anni con le donne, non stento ad immaginare la pressione dirompente che potrà esercitare l’irruzione di soggetti connotati dall’integralismo e dal fondamentalismo in un sistema sociale ancora intriso della morale cattolica, dall’opinione di beghine e perché no? di leghisti, che a tempo perso, vista l’inclinazione a prendersela con le minoranze ancorché maggioranze numeriche, partecipano entusiasticamente all’ormai ecumenico boicottaggio della legge 194.
A quelli che una volta chiamavo compagni e che hanno sempre dimostrato una certa renitenza a impegnarsi sui temi dei diritti civili, se non trascinati da una cittadinanza più matura di loro, dico quello che abbiamo detto a proposito di certe alleanza e che diciamo in occasione di una riforma previdenziale improvvida, dell’infame cancellazione dell’articolo 18 o dello stravolgimento della Costituzione: bastava non votarla quella legge, altro che intervenire con bilancini e compromessi all’insegna di una moderno consociativismo.
La libertà e i diritti non sono negoziabili e non sono temi eticamente sensibili solo per i cattolici. No, sono inviolabili per chiunque senta l’obbligo di mettere al primo posto il rispetto delle prerogative dell’appartenenza alla “cittadinanza della democrazia”.
Ed è sconcertante che il tanto decantato maquillage effettuato sulle iniziali proposte di legge di iniziativa popolare in materia, ne peggiorino la sostanza, aprendo le porte di tutte le strutture socio-sanitarie a persuasori per niente occulti convinti di doverci convincere che il padre di Eluana Englaro è uno squallido assassino. Malignamente sicuri di possedere un monopolio morale e orgogliosamente attrezzati per decidere delle nostre vite, delle nostre inclinazioni e perfino della nostra morte.
Bastava poco per dare il segno che quella non è la decisione giusta, che ben altri sono i modi educativi e informativi per prevenire le interruzioni di gravidanza, che anzi questa forma di pressione violenta alimenta e vivifica l’obiezione di coscienza e la legittima anche quando è dettata da motivazioni ignobili, quella di favorire la creazione di un mercato privato degli aborti.
Si, bastava non votarla quella legge. E alle donne dico che non bisogna esprimere solidarietà di genere nei confronti di chi evidentemente non sa rappresentarci e che non si deve più votare chi vuole decidere per noi. Perché nella guerra dei poteri forti contro i deboli, dei privilegiati contro i sommersi, che è una guerra di classe che sta impoverendo lo stato sociale nei suoi gangli vitali: sanità e istruzione, questa battaglia sull’interruzione di gravidanza vede le donne due volte minacciate e colpite, riportate indietro al rischio della clandestinità privata e alla pubblica riprovazione.
E’ proprio vero che gli abortisti sono già nati. Tanto non si parla della nostra carne ma di quella di un essere umano in potenza, che paga per le iniquità degli adulti. L’importante è triturare il feto (in questo caso, altrimenti si chiamerebbe bambino) avvelenarlo con soluzioni saline (negli aborti ritardati), per la sacra libertà della donna. Un tempo gli uomini vichinghi avevano diritto di vita e di morte su moglie e figli, oggi ce l’hanno solo le donne.
Cara Anna, io quel giorno c’ero in regione e ho assistito insieme ad altre compagne la discussione in aula e confermo la tua versione. Premetto che non sono del partito della Puppato, ma come donna e politica l’ho sempre comunque ammirata. Quel giorno invece per me è stata una vera delusione, in tutti i sensi. Non basta essere donna per rappresentare le donne, bisogna aggiungere oltre alla preparazione anche una grande forza per non subire supinamente i condizionamenti e le forzature che i partiti, ancora troppo maschio-centrici, ci vorrebbero far votare e approvare. Io l’ho provato sulla mia pelle e so cosa vuol dire lottare ogni giorno senza mai abbassare la guardia: ho fatto l’amministratrice per cinque anni in una giunta di centrosinistra e tuttora milito in un partito. Le questioni di genere sono sempre poco considerate, oppure “usate” solo per far vetrina, come certe candidature. Questo scoraggia molte di noi che amano far politica e ci credono veramente. Non dobbiamo arrenderci e andare avanti per cambiare, anche se saremo ancora poco sostenute e votate, anche dai nostri partiti i cui segretari, vorrei ricordare, anche se forse sarà un caso, sono tutti maschi. Le questioni di genere non portano “voti” e i partiti sono ancora tutti (o quasi) concentrati a inseguire lo slogan populista di turno, anche oltre ai continui tentativi di boicottaggio della 194, ogni due giorni nel nostro paese viene assassinata una donna, la disoccupazione femminile è la prima a salire e la differenza salariale tra uomo e donna è tra le più gravi d’Europa. A volte temo che per molte donne tutto ciò sia accettato come qualcosa di inevitabile. Ma il martirio non ci salverà. Giovanna Pineda, Rovigo, Prc-FDS
nel merito della legge sono entrata e invito chi la difende a leggerla e a rifletterci: io penso che all’origine fosse infame e adesso semplicemente vile.. e denuncia che forze che dovrebbe difendere i diritti, rinunciano alo loro mandato in nome della necessità, che si riduce all’attività di negoziato e compromesso con chi li vuole reprimere. Non è obbligatorio il compromesso, soprattutto se si pensa di perdere.Una volta battersi contro le prevaricazioni si chiamava opposizione, per esercitare la quale si aveva il sostegno di ceti dai quali si era ricevuto un mandato. Ma abbiamo visto che è lo spirito del tempo, si accetta il ricatto, la scelta obbligata tra cancro e lavoro, diritti e garanzie o ccupazione, soldi alle banche o sovranità e si vota tutto ubbidienti. in questo caso tanta ubbidienza immagino abbia anche origine da motivi di care confessionale o dal desiderio di accontentare l’ingombrante componente cattolica.Ma voglio rispondere a chi mi muove l’accusa di aver attaccato una donna candidata. Da tempo ho superato il pregiudizio positivo di genere secondo il quale essere una donna garantisce attenzione speciale e sensibilità più spiccata per i temi sociali. Abbaimo bisogno di personale politico competente, libero da condizionamenti, laico e “creativo”. A persuadere che il genere non è una garanzia dovrebbero bastarvi le performance delle ministre al governo, di chi “dirige” il Fondo Monetario, di Angela Merkel, o più giù giù, di Polverini, delle Brambilla, della Lei.. Le garanzie e i diritti dobbiamo difendercele noi, senza aspettare elargizioni o concessioni, quote rosa o iconcine mediatiche
non è una parte del suo corpo
sull’essere che <> riga 17
anna cara,
quello che tutti vi affannate a dire, lo dite perchè ormai a 30 anni e passa dalla194 abortita e tenuta su dal referendum 1981, gli italiani sono abituati a considerare lecito l’infanticidio. tutte le argomentazioni limite portate avanti per approvarla, hanno fatto si che, applicata pù o meno bene a seconda delle coscienze di chi ne parla, è servita a donne e uomini per sbarazzarsi di figli non desiderati…
Ora.. che i cosiddetti pro life, siano un movimento quanto meno ambiguo ed ipocrita nelle lobbies che li manovrano, è indubbio, ma ciò non toglie la sostanza di quanto sopra ho scritto.
Mi meraviglia che donne colte e intelligentia abbiano abbracciato la causa che l’aborto è un “diritto della donna” quando sappiamo che il concepimento è un atto relazionale e il nuovo essere è ALTRO dai genitori.
rispettare la libertà della donna perché il peso della gravidanza è solo suo, significa credo “lasciare sola” la donna a decidere” da sola” la scelta da compiere sull’essere che <>.
questo diritto cosiddetto civile è una sorta di concessione lasciata agli schiavi ( noi, non più cittadini) dai padroni della finanza mondiale che si vedono così alleggeriti del compito di diminuire la sovrabbondanza delle nascite.. se ci pensi bene non è un argomento capzioso…perché mai non ci si impegna abbastanza per diminuire la fame nel mondo o la mortalità infantile? perché i programmi della fao sono sempre fallimentari? io ci farei un pensierino…
non ho capito la risposta dell’autrice dell’articolo a “donne contro” (che non vedo nei commenti).. Lombroso scrive: “certo la Puppato è lo spunto, questo blog da ieri ne parla e ha pubblicato smentite che non smentiscono nulla”. Non mi sembra una risposta chiara.
E se ci si riferisce a “smentite” che dovrebbero arrivare da Laura Puppato, io invece ho trovato notizie molto precise; inoltre trovo che in giorni di fuoco come quelle in cui si trova, con uno staff senza soldi e fatto di pochissime persone, sia veramente odioso pretendere che abbia i mezzi di un ufficio stanpa (che non ha) per rispondere a raffica a tutti quelli che le rompono i coglioni, invece di andare a vedere nel concreto le cose che ha fatto e come si è conquistata la fiducia di chi la conosce.
Ciao
Un volontario che l’ha conosciuta.
Sono profondamente dispiaciuta, da donna,che abbiate attaccato in maniera così violenta l’unica candidata alle primarie Pd Laura Puppato.Si passa dalla invisibilità ad attacchi frontali immotivati, perchè basati su elementi scarsamente convincenti.La accusate di avere, in Regione Veneto, trattato con la maggioranza ,schiacciante, di centrodestra ,per regolamentare la propaganda prolife all’interno dei consultori e degli ospedali.Dimenticate che non c’è alcun bisogno dei voti del Pd per approvare agevolmente qualsiasi provvedimento,anche il più oscurantista ed ,ad un atteggiamento pilatesco di superiore distacco e di totale dissociazione,preferisco chi si sporca le mani nel tentativo di ottenere un provvedimento che penalizzi il meno possibile le donne, costrette a fare una scelta così dolorosa.Il testo della legge approvata rimanda ad un regolamento attuativo di cui non c’e traccia,quindi tutta questa ferocia mi pare eccessiva.Purtroppo, o per fortuna, la democrazia ha le sue regole ed il Veneto ha una maggioranza di centrodestra a guida leghista,costituita da coloro che pretendono di essere detentori del monopolio etico e che smantellerebbero ,se potessero,la legge.Non è certo il contributo della Laura Puppato,non sto qui a giudicare quanto maldestro,a cambiare l’essenza delle cose. Si tace invece ,il vero problema che rende inapplicabile la legge 194:l’obiezione di coscienza.Dalla relazione del Ministero della Salute,inVeneto 8 medici su 10 sono obiettori: sono dati che la dicono lunga sulla funzionalità della legge!I medici dietro le quinte sono sconfortati,perchè le pressioni che ricevono dall’esterno sono fortissime.Anche se non viene detto ufficialmente,un non obiettore non fa carriera e ,costretto a praticare solo aborti,viene ghettizzato.Il problema non è quindi costituito dall’irruzione in consultorio o nelle astanterie degli ospedali di giovani integralisti invasati,come da giorni ripetete su questo blog,ma quello ben più grave di non potere esercitare un diritto garantito per legge.Con grande ipocrisia si è resa inapplicabile una legge,sottraendole gli strumenti tecnici che la rendevano operativa e di questo nessuno parla.Invito tutti a moderare i toni :occorre vicinanza e rispetto per chi decide di affrontare una strada così impervia,perchè l’esperienza dell’aborto segna per la vita.
@Anna Lombroso: già; un’ “intimidazione contro le donne” era la promozione di quella legge di iniziativa popolare promossa dal Movimento per la vita. Un’intimidazione CONTRO cui, però, Laura Puppato ha combattuto egregiamente: se la legge di cui si parla praticamente non esiste più lo si deve anche a lei (e NON esiste più davvero: ne resta solo un pallido ectoplasma, che tra le varie colpe ha almeno il merito di avere aperto anche un dibattito sugli obiettivi delle associazioni che si battono sul fine vita, per una morte dignitosa).
Ma allora, con il nobile intento di prevenire attacchi alle donne, perché si SPARA A ZERO PROPRIO SU DI LEI? ditelo chiaro: ce l’avete con Laura Puppato? e se si, perché? le accuse insultanti comparse su questo blog ieri non sono certo argomentazioni. QUESTE SI, INVECE:
https://www.facebook.com/photo.php?fbid=361652427251599&set=a.264994396917403.63480.264970936919749&type=1&theater
Reblogged this on barbatustirolese.
Alessandro Moretti, io invece invito te a lasciar perdere questi meschinissimi mezzucci da pretonzolo di periferia, per cui se non sei d’accordo con me sei un mostro insensibile o non sai di cosa stai parlando. Tu prova ad andare a chiedere a una tizia che ha dovuto abortire. Perchè come al solito noto che si fa molta più attenzione a dei mucchietti di cellule piuttosto che a delle persone vive – e addirittura in certi casi capaci di intendere e di volere senza esser teleguidate da tipi come te.
care donnecontro, certo la Puppato è lo spunto, questo blog da ieri ne parla e ha pubblicato smentite che non smentiscono nulla. Ma lei è l’occasione per parlare di una offensiva contro i diritti, compreso il più tremendo e nato solo per far uscire le donne da condizioni disumane. E della quale il commento successivo è un esempio. Che fa capire che cosa con una legge come quella del Veneto è stato legittimato, una intimidazione contro le donne davvero vile
Simplicissimus..ti invito un mese in sala parto a fare aborti..a vedere e toccare con mano cosa significa garantire “diritti” ( comunque e in ogni caso “al più forte”, perchè tra madre e figlio abortito è comunque la madre ad essere più forte..)
Se puoi sopportare quello che vedi, se quello che vedi non ti interroga per nulla, se quello che vedi non ti lascia un piccolissimo dubbio..allora hai ragione tu
Bel pezzo. Solo, una domanda: di chi state parlando? perché articoli come questi sono postati a casaccio, qua e là, per attaccare Laura Puppato? Stralcio un pezzo da QUESTO post: “Rappresentanti politici che deliberatamente o passivamente abbiano contribuito all’approvazione delle leggi delle regioni Piemonte e Veneto dovrebbero vergognarsi e non rivendicare di aver sancito l’intrusione di organizzazioni private con l’esibizione delle loro convinzioni e la ostensione dei loro simboli, confessionali o no che siano”. E viene postato CONTRO Laura Puppato, alludendo che parlando di quel “tipo” di politici ci si riferisce a lei.
STRANO!! dal momento che PROPRIO LEI ha dichiarato, sue testuali parole: “l’aver permesso ai militanti del Movimento per la Vita di entrare a disturbare il consiglio (in cui si cercava di respingere questa legge) armati di crocefissi (mentre si lasciavano fuori le donne che protestavano in difesa della 194) è stato un errore (della maggioranza, beninteso, mica li ha fatti entrare lei – ndr) dovuto a un malinteso senso della democrazia: perché non si fa pressione su questi temi agitando simboli religiosi e facendo leva sui sensi di colpa”
http://laretedellereti.blogspot.it/2012/10/attacchi-infanganti-e-non-documentati.html
Comincio a farmi domande su una cosa strana: a me, e donne come me, iniziano ad arrivare messaggi privati che ci ricordano che per quanto la Puppato “sembri diversa” dagli altri, NON la si può sostenere perché l’obiettivo primario è far fuori il “pd che è marcio, e anche lei fa parte del Pd”.. E’ QUESTO, dunque, il problema? forse dovremmo parlare di questo, non tirare chiodi in autostrada fingendo di parlare d’altro.