Conosciamo la miseria della politica al tempo della peste. e il morbo possiamo interpretarlo in molto modi a seconda dei bubboni che più ci impressionano: la mancanza di idee, l’arroganza oligarchica, la dipendenza dai potentati, il latrocinio e via dicendo. Ma ogni tanto si viene colpiti da inedite esplosioni di volgarità morale e pochezza intellettuale che per un po’ brillano nella notte della Repubblica. Come quella di un assessore ferrarese, fan di Renzi che di fronte ad alcune frasi di Vendola sul fallimento del blairismo non ha trovato di meglio che rispondere: “Nichi, per usare il tuo linguaggio, ma va a elargire prosaicamente il tuo orifizio anale in maniera totale e indiscriminata”.
L’assessore Luigi Marattin lo vedete nella foto a sinistra e basta l’immagine per comprendere quanti grandi fratelli ci siano a monte del personaggio, così come molte ruote della fortuna per il sindaco di Firenze. E tuttavia la reazione triviale, omofoba, del fedelissimo di Matteo sconcerta per la sua gratuità e futilità, visto che non si misura sul tema ma costituisce un semplice vaffanculo. Poi dicono di Grillo. Sconcerta, ma a pensarci bene è proprio il tema del blairismo, della resa al pensiero unico e alla sua longa manus economica, il cuore del renzismo, tocca un nervo scoperto sul quale i fedeli del sindachino vorrebbero calare una velo di silenzio, specie dopo la famosa cena milanese con il gotha della finanza.
Non è un mistero che Renzi faccia del blairismo radicale , un suo cavallo di battaglia, anzi diciamo pure una sorta di trompe l’oeil per rimanere nel campo della sinistra pur essendo portatore di mentalità e idee ultraconservatrici alla Berlusconi e persino oltre. Proprio il blairismo – sul cui fallimento mezza letteratura politologica e storiografica si trova d’accordo – è l’architrave su cui si regge l’ambiguità di un progetto al quale Renzi presta faccia ed animus, ma che è scritto a più mani, a volte visibili, altre volte invisibili. Leggiamo: “mi sono riconosciuto in quei riferimenti espliciti alla rivoluzione blairiana e non escludo che, anche per questo, alla fine alle primarie potrei scegliere di votare proprio per il sindaco di Firenze”. Chi lo dice? Un illustre rappresentante del Pd bresciano il cui nome è illuminante: Alfredo Bazoli, nipote del gran capo di Banca Intesa e presente alla famosa cena come suo rappresentante. Già, la rivoluzione di due decenni fa che ha dato come risultato governi di destra in tutta Europa e la predominanza della stessa a Bruxelles. Chapeau, verrebbe da dire.
E’ una semplice introduzione, perché l’idea stessa di dare la scalata al partito da posizioni più serie rispetto al giochino della rottamazione, inaugurato alla Leopolda, nasce tra il 24 e il 30 maggio scorsi con due incontri fra il sindaco e Tony Blair in persona. Il primo avviene prima nelle pieghe di un meeting organizzato dalla J P Morgan a Palazzo Corsini, presenti oltre ai pezzi grossi della banca, i ministri Passera e Grilli, Ursula Gertrud von der Leyen, ministro tedesco del Lavoro e Affari sociali , Stephen A. Schwarzman ceo di Blackstone, Enrico Cucchiani, ceo di Intesa Sanpaolo, Marco Patuano, amministratore delegato di Telecom Italia. Il secondo è un tete a tete fra Renzi e Blair all’hotel St. Regis di piazza Ognissanti, un pranzo (probabilmente pagato da noi) dopo il quale Blair fa sapere che si è parlato di primarie e di aver chiesto delucidazioni in merito alla partecipazione del sindaco. In pratica un endorsement che fa capire come a Renzi non sarebbero mancati né gli appoggi, né le risorse.
Qualche tempo dopo, a quadro evidentemente già definito, Le Monde Géo&Politique esce con uno strano articolo che illumina molte cose. Nel titolo azzarda un “Renzi Le Tony Blair italien”. Ma in realtà si tratta di uno sfottò perché nel pezzo si dice: “Il a le visage poupin d’un Paul McCartney période Rubber Soul, mais il se rêve Tony Blair”: è un modo per far capire al lettore che esiste una concreta costellazione di potere per puntare misteriosamente su un poupin che appare “Ambiguo e un po’ machiavellico”, ma che “È riuscito a far passare in secondo piano il confronto sulle idee riducendo il dibattito a un conflitto tra vecchi e giovani nel PD”.
Ecco perché non bisogna toccargli Blair e nemmeno Banca Intesa a quanto pare: se lo fate sarete mandati a fanculo. Perché Tony, l’uomo dell’Irak, non è solo una sindone politica, ma anche l’uomo chiave per capire le indicazioni della mappa del tesoro.
Messa da parte l’uscita dell’assessore, per la quale sinceramente non voglio sprecare tempo, mi soffermo in una considerazione cui mi spinge la lettura dell’articolo ma soprattutto l’ opinione di chi mi ha preceduta, per la precisione Eva laddove afferma:” Renzi non fa altro che lasciar emergere l’anima berlusconiana all’interno di un partito che finge di essere di centrosinistra.
Appoggiando Monti senza se e senza ma, ha superato decisamente il centro, è andato a destra, a sua insaputa.” Concordo anche se casserei decisamente quell’ “a sua insaputa”.
Trovo che Renzi abbia trovato la coniugazione e in un certo senso la legittimazione del processo consolidatosi in questi ultimi venti anni…
Mi spiego: il “berlusconismo” ha potuto consolidarsi solo perchè vi era a far da contrappunto l'”antiberlusconismo”: un treatino e una manfrina che seguivano un copione logoro ma pur sempre vincente, la ricerca del nemico comune… La storia recente ci ha insegnato che gli interessi degli uni coincidevano con gli interessi degli altri (una a tantum il non sciolto Conflitto di interessi) , ma, ad uso e consumo della platea, si recitava la farsa che molti leggevano come testo sacro: per l’appunto la lotta al berlusconismo.
Credo che ora il velo sia caduto.. o almeno me lo auguro…ed è in questo senso che io “plaudo” alla discesa in campo di Renzi, che finalmente pone l’accento sui giochi reali all’interno dei due partiti (PD e PDL) , facce di una stessa medaglia..
Il mio plauso non è diretto ovviamente a Renzi, ma agli elementi che questi ci dà per capire meglio le manfrine in atto.. da AMBO le parti tese comunque a legittimare un “pensiero unico” che ci ostiniamo a voler ignorare. Sono morte e putrefatte le vecchie categorie che si appellavano alla Destra e alla Sinistra… Dopo vent’anni stanno finalmente colando a picco aprendo nuove prospettive..come dice Mariaserena: “sandokan da baraccone che sventolano FINTI avversari”
ora si deve concentrare l’attenzione sui veri rottamatori dell’ “unico pensiero”.. che non troviamo di certo all’interno del parlamento…
Grazie per l’articolo,
Francesca Gatti
Accorrono al capezzale di questa Italia del tempo della peste solo mediconzoli stregoni che già siedono a corte e brandiscono vecchi rimedi, quasi peggiori del male, sbandierando la propria efficienza.
Forse sarebbe meglio crederci, almeno sarebbe risparmiata la percezione della catastrofe annunciata.
Ma credere a questi sandokan da baraccone che sventolano finti avversari è proprio impossibile.
Identica visione.Per questo da vecchio D:C: dico o Bersani o Vendola(pur con tutti i loro grossissimi limiti) ma non si tratta di votare con il naso turato.La convinzione è che se vogliamo ripristinare un minimo di welfare e stato sociale e da quella parte che bisogna andare.Altrimenti saremo alla Grecia ed alla Spagna e,stavolta,”non se magna”!!!!!!
L’ho scritto non perchè tifo Renzi, ma per denunciare l’ipocrisia del PD.
Renzi non fa altro che lasciar emergere l’anima berlusconiana all’interno di un partito che finge di essere di centrosinistra.
Appoggiando Monti senza se e senza ma, ha superato decisamente il centro, è andato a destra, a sua insaputa.
Il fenomeno Renzi glielo fa sapere…ma non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire.
scusate, volevo dire “le uniche cose chiare”
l’unica cosa chiara di renzi è che è un gran presuntuoso, non sà neppure lui scegliere le persone ed è mancino…….
Ma non erano malatini di blairite acuta anche veltroni e compagnia?
ho letto l’articolo e sono rimasta allibita. Ma tutti i deficienti finiscono il politica?