"Invece che agli speculatori fai un regalo ai tuoi figli. Il 2013, la tua speranza per la giustizia sociale
“Invece che agli speculatori fai un regalo ai tuoi figli!.  2013, la tua speranza per la giustizia sociale”

Dovrei per prima cosa fare gli auguri di un felice 2013 a tutti quelli che seguono questo blog e le persone che vi scrivono. Sarebbe facile se gli auspici fossero puramente rituali come i buon anno che s’incrociano per la strada mentre si va di fretta e si deve compiere uno sforzo eroico nel ricordare il nome di chi ci ferma per compiere il dovere apotropaico. Ma così non è: questo blog è quasi come una piccola comunità nella quale gli auguri capodanneschi non possono essere così automatici.

Quindi prima del cin cin al 2013, ai dio ce la mandi buona e ad ogni altro rito scaramantico, è necessario dare uno sguardo alla bussola, alla direzione che è segnata dal polo magnetico delle ultime tre notizie rilevanti dell’anno che sta svanendo. Non sono notizie italiane, nulla a che fare con lo spettacolo politico che è come un albero di Natale, ricoperto di sobri lumini alla rigor montis o di palle parlamentarie, ma sradicato dal terreno dei valori dov’è nato. E tuttavia sono notizie che ci riguardano da vicino. La prima è che 10 mila pensionati tedeschi sono emigrati negli ultimi 18 mesi verso l’Ungheria, la Romania e Thailandia perché ciò che prendono non consente più loro di vivere in patria. Un flusso in grande crescita: e dire che che in Germania esistono meccanismi molto meno “punitivi” che in Italia. La seconda riguarda sempre la Germania: le persone con un lavoro precario, in grandissima parte giovani, sono circa 5 milioni:  è’ gente che guadagna a malapena  da 400 a 500 euro al mese e riesce a campare solo grazie al reddito minimo garantito che include 368 euro al mese, la casa e il riscaldamento. La terza infine riguarda le previsioni economiche della Federal reserve americana: vi si indicano alti tassi di disoccupazione fino al 2015 compreso, cioè fino a quando arriva la proiezione.

L’ultima nuova ci dice che la crisi che doveva essere risolta alla fine del 2009, poi nel 2010 e ancora nel 2011, nel 2012 e nel 2013 è destinata a continuare. Ma le prime due sono di interesse ancora maggiore perché nascono dalla manomissione e successivo disequilibrio di quella economia sociale di mercato che ha dominato la Germania dal dopoguerra e fu accettata a Bad Godesberg dai socialdemocratici nel 1959: un modello creatosi con stratificazioni successive a cominciare da Bismarck, passando per Weimar e prendendo vigore dalle gigantesche immissioni di denaro durante la guerra fredda. Evidentemente non ha retto all’urto delle tesi liberiste e dalla fine degli anni ’90 ha cominciato a dar segni di cedimento nonostante la forza straordinaria di un grande complesso produttivo accoppiato a un eccellente sistema di istruzione. Poi la crisi, l’adesione incondizionata alle restrizioni di bilancio e all’idea di riduzione dello Stato, hanno fatto il resto creando una situazione di tensione sociale e di impoverimento, nascosta dal grasso sottopelle accumulato dal Paese e dal suo ruolo egemone in Europa. Così un modello nato proprio per garantire non tanto lo stato sociale in sé, quanto la pace sociale come valore economico, comincia ad incrinarsi vistosamente e cerca di essere sorretto dalla Merkel e dalle destre con putrelle economico finanziarie derivanti dai sacrifici di altri Paesi. Qualcuno potrà essere contento e dire chi la fa l’aspetti. Il problema è che fuori dalla Germania non esiste economista che sia seguace dichiarato dell’economia sociale di mercato, tranne uno: il signor Monti.

Possiamo immaginare quale possa essere l’impatto di un modello importato, estraneo al sistema produttivo italiano e già in crisi dove è nato, su un Paese assai più fragile, con un welfare ridotto ai minimi termini, con un grande debito pubblico irresolubile dentro una  moneta unica che avvantaggia altri, con straordinarie arretratezze ed altrettanto straordinarie risorse messe in parcheggio per non infastidire una classe dirigente ormai ereditaria per diritto di casta e di censo. Un disastro, soprattutto perché ibridata con diktat europei e filosofie dei circoli liberisti, dei qauli u

Per questo sono cauto nell’augurare un sereno e felice 2013, perché, credo,  la felicità pubblica non è affatto estranea a quella personale. Questo almeno mi dice il lato teutonico, quello del Sud tocca il cornetto a vedere il 13.