asiniPeccato che Bersani e il gruppo dirigente del Pd non leggano il Washington Post o i paper del Fmi e preferiscano rilasciare interviste ginocchioni al Wall Street Journal e al Financial Time per asseverare la loro fedeltà assoluta al verbo della troika: se avessero la buona grazia di informarsi su ciò che sostengono tra le righe e le rughe della loro agenda, farebbero delle inquietanti scoperte. Dopo che il capo economista del Fmi, Olivier Blanchard ha fatto mea culpa e ha ammesso di aver sbagliato i calcoli riguardo all’austerity, sono successe alcune cose di cui in Italia non si parla.

E’ accaduto infatti che alcuni funzionari del fondo monetario internazionale, abituati a fare i maestrini supponenti, ma costretti in questo caso a indossare il cappello dell’asino, hanno detto che gli errori materiai nel calcolo delle conseguenze dell’austerity sono stati dovuti alle forti pressioni che arrivavano da Bruxelles, ma in particolare dalla Germania perché i tagli fossero profondi e veloci. E la Whashington Post riporta pari questa giustificazione in un articolo del suo più famoso giornalista economico Howard Schneider (qui). Ora l’errore ammesso da Blanchard  è tutt’altro che veniale o marginale, aggredisce invece alle radici la teoria liberista: ritenere che per ogni euro di taglio alla spesa pubblica si abbiano solo 50 centesimi di perdita di produzione, quando invece si è visto che comporta la perdita di un euro e mezzo, cambia molte delle carte in tavola. Ma a parte questo c’è la realtà delle enormi e interessate pressioni perché si seguissero ottusamente le indicazioni ideologiche senza alcuna fase di osservazione e di sperimentazione. Senza nessuna cura o preoccupazione per stati e popolazioni.

Dunque fiscal compact, mes, pareggio di bilancio in Costituzione non soltanto si situano dentro questo errore, ma sono stati dettati dagli interessi specifici di alcuni Paesi. E questo non è il più parere mio o di qualche pazzo anti europeista: è ormai la versione ufficiale dei fatti. Far finta di non rendersene conto, semplicemente perché non si ha il coraggio e la visione per uscir fuori dalla vulgata della necessità, giurare sull’agenda Monti o sulla propria fotocopia personale per evitare di doversi battere per cambiare la “filosofia” europea, non capire che la politica del governo tecnico è stata totalmente orientata dalla’ideologismo più cieco da una parte e collegata ad interessi estranei dall’altra, è una follia.

Anzi è l’ultimo favore che il centro sinistra sta facendo a Berlusconi: dopo averne seguito le orme sulla precarizzazione del lavoro, dopo avergli lasciato intatto il conflitto di interesse, aver inciuciato su tutto il possibile tranne che su Ruby, adesso sta facendo la respirazione al tycoon in stato di morte apparente, lasciandogli il completo monopolio delle critiche ormai più che ovvie a quest’anno di disastri. Eh già, invece di dire resistenza, resistenza, resistenza adesso vogliono desistenza, desistenza, desistenza. In nome dell’astinenza.