siracAnna Lombroso per il Simplicissimus

Qualche impiccione come me, che volesse trovare qualche notizia in rete sulla signora Enza Signorelli, si potrebbe imbattere su questa news: “Molti di voi ricorderanno la collega ex Comit Enza Signorelli. Il suo caso aveva destato un certo scalpore fra il personale della Banca Commerciale Italiana: infatti Enza era stata la prima donna ad aver ricoperto la posizione di Direttore di Filiale indipendente (o capogruppo) della Comit (il che in un grande istituto, per di più maschilista, non era poco!)… Attualmente Enza è Amministratore Delegato dell’Istituto nazionale per il dramma antico…”.

Ecco se oltre che impiccioni siete anche maligni, vi chiederete che rapporto ci sia tra competenze bancarie e cultura, sia pure in tempi nei quali si vorrebbe che bellezza, arte e conoscenza fossero qualcosa che fa cassa anzi che si può mangiare tra due fette di pane. Ma eccovi la risposta, se non la si può mangiarla cultura allora è bene bersela. Continua, infatti, il brillante identikit della signora: “oggi coadiuva il marito Antonino Pupillo nella gestione dell’ultracentenaria azienda agricola Pupillo, produttrice molto quotata di vini di pregio, che per le feste vuole scaldare i cuori degli uomini di buona volontà…con l’offerta di un minimo di una cassetta da 6 bottiglie (anche mista) ed Euro 15,00 quali spese di spedizione ( fino a 10 cassette)”.

E i vini Pupillo devono essere andati alla testa del non abbastanza sobrio ministro Ornaghi che scaduto il tempo del sovrintendente Balestra al Teatro Greco di Siracusa, ha permesso che il gioiello della tragedia fosse affidato alla suddetta signora, incautamente nominata a suo tempo consigliera delegata in aggiunta alla carica di A.D. dell’Istituto Nazionale per il dramma Antico. Promozione meritata perché nomine siffatte segnano la transizione dal dramma alla tragedia: già in passato la spericolata carriera della bancaria era stata oggetto di interrogazioni, che non avevano sortito nessun effetto. A suo sostegno si era schierato il fronte berlusconiano della Sicilia, determinato a sostenere la causa di una cultura moderna combinata con il business e il mecenatismo eno-gastronomico, insomma in linea con l’indole godereccia e profittevole della sua classe dirigente.

Ma qualche crepa si rivela anche in quel fronte un tempo granitico: in realtà la signora altro non sarebbe che un tappabuchi, lasciata a coprire la postazione dal non troppo risoluto Ministro Ornaghi, accusato di essersi speso per la Melandri, Prestigiacomo dixit, e di non impegnarsi a sostenere un’altra donna si, sempre secondo l’ex ministra, “ma con le palle!”.
Eh si quando il gioco si fa duro servono uomini duri, ma la Signorelli, per quanto dotata, sarebbe solo una comparsa nella contesa che riguarda la successione a Balestra, poco amato dal Ministro che a suo tempo chiese «un ricambio, un rinnovo» in sostituzione dell’improvvisato caporedattore di Raiuno, cooptato in epoca berlusconiana per i primi quattro anni, poi raddoppiati.

Ci sarebbe una terna di candidati, appoggiati da un coro sconcertante di fan dal ribelle Fabio Granata al rutilante Buttafuoco, e guidati dalla Prestigiacomo, formata da Andrea Porcheddu, critico teatrale, insegnante di Metodologia della critica dello spettacolo a Venezia, Sergio Claudio Perroni, editore, traduttore e saggista oltre che dalla Signorelli, che nell’ interregno sta occupandosi della scelta delle tragedie da mettere in scena a giugno, scegliendo cast, tecnici, appalti esterni , che rappresenterebbe la pragmatica e moderna competenza tecnica del business.

Non si sa ancora chi tirerà fuori dal cilindro, Ornaghi. Se appoggerà la scelta del comune, tal Manuel Giliberti, un indigeno già indicato dalla fronda interna come un Cetto Laqualunque. O se ha in mente una sua candidatura. La sensazione è sempre la stessa: quella di un gioco con la nostra “roba” che si svolge lontano da noi, nel quale bellezza, cultura, arte, conoscenza sono il sipario, e stavolta il termine è più che mai appropriato, dietro al quale si svolge la partita del potere, dove la posta in gioco sono le ambizioni, l’arrivismo, i personalismi e dove, con puntuale ripetitività, l’hanno sempre vinta l’improvvisazione, l’incompetenza, l’appartenenza.
Si, la questione morale non è solo giudiziaria, la corruzione non si esercita solo con il transito di mazzette e il traffico di influenze. Persone sbagliate al posto sbagliato, alleanze opache al posto di procedure trasparenti, l’ubbidienza al posto del merito sono una costante per tutti i sistemi di governo, a tutti i livelli. E questa si che è una tragedia italiana.