Povero Giannino, sputtanato sul filo di rasoio delle elezioni. Non solo non era masterizzato alla Booth di Chicago, ma nemmeno le lauree erano reali. Nell’estate scorsa, prendendomi anche un bel po’ di insulti osai dire che Giannino era un’orecchiante di economia e si capiva benissimo: non a caso era stato per anni il guru di Ferrara al Foglio per le questioni economiche (qui). Un simpatico orecchiante messo alla gogna con orologeria perfetta da un professore di economia che spunta come il prezzemolo nelle vicende italiane e si offre come consigliori a chi offre di più: quel tal Zingales (insegna qui e già si capiscono molte cose) che non è molto diverso da lui, a parte il pezzo di carta .
Ora voi vi chiederete se c’è una ragione per infierire su Giannino e indirettamente su tutte quelle simpatiche canaglie dell’economia che ci menano per il naso, proprio oggi che la campagna elettorale offre insieme le comiche finali ( il falso rimborso del’Imu di Berlusconi, le manovre su La7, il nuovo scandalo piemontese che travolge la Lega, Celentano che canta Grillo) e il disvelamento di ciò che alla fine era l’inevitabile approdo: una coalizione Pd – Monti, con in più il Pdl. La fotocopia dell’anno appena trascorso con i grandi successi che sappiamo e per la quale viene chiesto il voto utile. Ma insomma, sorvoliamo sulle miserie. Sì una ragione per parlare di Giannino, trasversalmente c’è: il Guardian ha beccato con le mani nel sacco due delle molte “innocue” organizzazioni che canalizzano i soldi degli ultra ricchi per influenzare l’opinione pubblica sia sui temi ambientali che politici. Due organizzazioni anglo americane, la Donors’ Trust e la Donors’ Capital Fund, hanno speso 108 milioni di dollari per finanziare 102 sedicenti organizzazioni scientifiche o singoli, dediti a contestare i cambiamenti climatici. E nel periodo 2002 -2010, hanno investito altri 311 milioni per finanziare gruppi che appoggiano le tesi liberiste sulla diminuzione delle tasse ai ricchi, l’abbassamento delle tutele, del welfare e la “riduzione dello stato”.
I soldi provenivano dalla famiglia Koch, proprietaria dell’omonima multinazionale (chimica e petrolio) tra i maggiari finaziatori del Tea party e dai DeVos dell’Amway. Ma si tratta solo della punta di iceberg di un fiume di denaro che attraverso fondazioni, istituti trust, fondi e persino organizzazioni di beneficenza finanziano gruppi di pressione che barano sulle competenze presentandosi come preparate ed esperte in vari campi e che soprattutto si definiscono indipendenti. Le due Donors colte sul fatto dal Guardian, hanno finanziato per esempio l’American Enterprise Institute, la American Legislative Exchange Council, l’ Hudson Institute, la Competitive Enterprise Institute, la Reason Foundation, l’Heritage Foundation, Americans for Prosperity, la Mont Pelerin Society e la Discovery Institute. Tutte organizzazioni notoriamente reazionarie.
Ma a noi interessa da vicino La Mont Pelerin, una congrega, fondata da von Hayek, nata in funzione della guerra fredda e delle sue necessità ideologiche, divenuta una palestra del reaganismo e via via convertitasi al più becero fondamentalismo liberista. Ha avuto come presidenti Milton Friedman e anche Bruno Leoni. Si, proprio il Leoni cui è dedicato l’omonimo istituto, una vera e propria scuola coranica del mercato nel quale Giannino figura come senior fellow, proprio l’istituto dal cui sito è scomparsa la corposa biografia accademica del leader di fermare il declino che, a quanto pare, si riduce a qualche esame di giurisprudenza.
Come si vede siamo pariti da Giannino e a lui siamo tornati, attraversando però le acque velenose e inquinate di un’informazione che a livello mondiale è fortemente condizionata da fondi segreti , operazioni di depistaggio, organizzazioni ambigue, competenze inesistenti o comprate, trompe l’oeil destinati a nascondere la lotta di classe dei ricchi contro i poveri a influenzare i media e i governi. O a governare direttamente se capita. Si tratta di una nuova frontiera della politica nella quale i potentati economici e finanziari, non vengono allo scoperto e pagano fiumi di soldi perché altri apparentemente indipendenti ed estranei agli interessi in gioco, a volte anche convinti di esserlo, lo facciano al posto loro riuscendo a influenzare costantemente il dibattito pubblico, a imporre tesi deliranti e a depistare la rabbia verso altri obiettivi, spesso molto lontani. E’ il declino organizzato delle speranze in una società diversa. Altro che fermarlo.
http://www.guardian.co.uk/environment/2013/feb/14/funding-climate-change-denial-thinktanks-network
http://www.guardian.co.uk/environment/2013/feb/14/donors-trust-funding-climate-denial-networks
http://desmogblog.com/2012/10/23/fakery-2-more-funny-finances-free-tax
Appena Giannino ha aperto un po’ al M5S, giù con la mannaia di Zingales, il clown bianco che insieme al pagliaccio Boldrin infesta il termitaio di liberisti alle vongole nostrano. Quando vado a scorrere il ‘Pub or Per’ di questi due miserrimi individui, misconosciuti nella comunità degli economisti più in voga anglo-americani (per non parlare del caso pietoso del povero De Nicola Alessandro), e vi trovo lo zero carbonella, le crasse risate come stessi assistendo ad un”Asinaria’ plautina, si tramutano presto in pianto da coro greco come sull’esodo della sofoclea ‘Antigone’ al pensiero di quali mezze cartucce la Scienza economica italiana manda in giro a sbavare inenarrabili idiozie. A questo incompleto quadretto a settimana aggiungerei anche l’ineffabile Michel Martone il ‘To(nt)y boy’ scodinzolante dell’arpia Fornero, che, si spera, vada in esilio come la sua benefat(tura)trice, nonché lo strapagato ex consulente del Ministero dell’Ignoranza Gelmini, quel Giorgio Abravanel proveniente da quell’altro covo di ganzi liberistoidi della McKinsey (te li raccomando, come i loro sodali della London School, quelli che si sono fatti dare dell’asino da Elisabetta II, ah sapesse Vostra Maestà, magari fossero asini, peccato siano complici degli speculatori e arraffoni della City, posto dove il tasso di mafiosità fa sembrare Caivano come l”inner circle’ di Copenhagen…).
Beh, tutti questi personaggi in cerca di pernacchie sarebbero i ‘thik thank’ del Pensiero Liberista italico, che hanno pencolato da Berlusconi a Monti e ora si gettano tra le braccia di Bersani-Renzi che li aspettano a cuore aperto. Meditare in cabina elettorale. Grazie.