Anna Lombroso per il Simplicissimus
La sfrontata sguaiataggine, la maleducata provocazione, l’ostentazione di vizi come fossero virtù, la rivendicazione di una sgradevolezza ostile, la pretesa di inopportunità sprezzante, la perentoria volgarità, sono gas tossici e inquinanti che circolano da anni, grazie a vari media, differenti vettori, diversi portavoce: testate vernacolari, comici dialettali, giullari- leader, leader- buffoni, ministri altezzosi, cantautori visionari. E poi giornalisti a critica intermittente come le lucette dell’albero. E neo eletti che ritengono di interpretare il costume nazionale attraverso la criptica maleducazione e la manifesta antipatia, che dovrebbero efficacemente sostituire la costruttiva opposizione, a dimostrazione di una separatezza “civile” dagli screanzati precedenti o ancora in vigore, di un protervo distacco epidittico dagli impresentabili di ieri e oggi, tra una pennichella e un twit paragnostico e prescientifico. E via con l’antagonismo a suon di sberleffi e la disapprovazione al ritmo di pernacchie, come manifestazione di congruo e appropriato dissenso da quello che magistralmente Fruttero e Lucentini chiamarono “l’arroganza del sedere”, impagabilmente rappresentata dal Berlusconi di “culona inchiavabile”, o di “quante volte viene” e così via, in un tragico cinepanettone che ha sostituito mefiticamente, con la nostra identità nazionale, anche il nostro idioma.
Tirate giù le zip, esibite le viscere delle più recondite intimità, nella finzione che così si rivelassero gli arcana imperii dei poteri forti e i retroscena di alleanze opache, finalmente trasmessi in streaming, nulla ci è stato risparmiato: lavelli immondi, peli superflui, tegami rivoltanti, gabinetti fetidi, sudori torrenziali, gengive sanguinolente, insieme a intercettazioni pruriginose quanto inutili, letti sfatti quanto influenti, abiti macchiati conservati a futura memoria,
La volgarità becera si declina a tutti i livelli territoriali e gerarchici, e purtroppo anche le reazioni che suscita in un’alternanza acrobatica di moralismo, doppiopesismo, ribellismo, perbenismo, conformismo, formalismo. La cultura sgangherata e svergognata dell’assorbente, l’egemonia sfacciata dell’esibizionismo contagia tutti. Ma genera profonde disuguaglianze proprio come l’ideologia che l’ha favorita, quella della mercificazione, del consumismo, del profitto, della teologia del mercato. E le esternazioni inopportune di Battiato suonano più oscene delle dimissioni di Terzi, lette in pubblico con la sfrenata arroganza e la stolida cupidigia di chi non vuole staccarsi da privilegi irrinunciabili. Le troie evocate simbolicamente, siano escort promosse a alti destini di rappresentanza o siano Razzi e Scilipoti, turbano testoline benpensanti più dell’accertata presenza tra noi di chi li ha votati, più del commercio di democrazia, più dell’assoluzione di puttanelle dichiarate, in nome di una ipocrita solidarietà di genere.
Come se la brutalità, grossolana per carità, di un cantautore che censurerei piuttosto per una recente produzione inadeguata e un’altrettanto inadeguata performance politica, sia più disdicevole della persistenza in tv dei boys e delle girl di Berlusconi, della indole servile di chi dà loro la parola, come se quella sua “licenza” scurrile sia più riprovevole non tanto del choosy affibbiato ai ragazzi senza occupazione, ma dell’oltraggio, concreto e non verbale, consumato ai danni di donne, e uomini, espulsi dal lavoro, condannati alla rinuncia dei diritti, esclusi dalla speranza di benessere. Attenti, certi tabù nuocciono gravemente alla libertà.
Sono anni che trattando di temi di genere mi sento dare della ipocrita, alzo le spalle. Ho criticato Battiato perche’ un intellettuale non puo’ parlare a sua insaputa. Mi mancano gli e le intellettuali, ma per ascoltarli deci fare una sorta di seduta spiritica, andare a cercare su you tube qualche video degli anni passati, o aspetrare che la rAi trasmetta immagini di repertorio. La forma e’ il contenuto. Non ci sono piu’ analisi, calacit’ criticihe, se non dire turoiloquio. Non fanno scandalo le dimissioni di Terzi proprio perche’ il nostro linguaggio come il nostro pensiero, si sono appiattiti a livello delle viscere, e della pancia. Parliamo di pancia, pensiamo di pancia, ci riempiamo la pancia, e il contatto con cio’ che c’e’ di superiore lo abbiamo perduto. E’ per questo che ci fa piu’ effetto pensare alle ‘troie’ che si sono fottute i politici che a chi (donne comprese) si sono fottuti Costituzione e istituzione. Perche’ quando si usa il linguaggio si deve avere la consapevolezza della sua potenza e del messaggio che porta in se’. E non facciamo gli ipocriti, quando si dice troia la mente associa la prostituzione del basso bacino, e vi associa le donne. Senno’ che bisogno avrebbe avuto Battiato di specificare?? Cosi’ parlando di pancia e alla pancia, ci acconteremo della morale della pancia, e resteremo inerti davanti a chi si fotte la Costituzione. Ma per accorgercene dobbiamo cominciare ad articola verbo e se un intellettuale parla come Berlusconi e tutta la grottesca compagnia di pagliacci e servi che lo ha circondato….non abbiamo scampo
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e ci mancava anche questo…
lei mi sembra pronto invece per farmi una leale concorrenza, si vede che lo sdegno accende il talento. Grazie per l’apprezzamento e per gli spunti
Egregia Dott.ssa Lombroso, sottoscrivo il suo pensiero in toto. Era quanto desideravo scrivere io, ma non ho neanche un milionesimo della sua capacità letteraria.
Solidarizzo con Battiato perché ha detto esattamente quanto tutti gli italiani sanno, rispecchiando la pura verità e chiamandola con il suo nome, come il fanciullo de ‘I vestiti nuovi dell’Imperatore’. Concordo pure sulla tesi che questa ‘boutade’ (che per me non è tale, perché ha detto la verità) è l’atto più politico che ha fatto da quando siede sul seggio dell’Assessorato alla Cultura sicula (l’atto politico migliore in assoluto che ha fatto nella sua carriera è la canzone ‘Povera Patria’). Ricordo en passant che in un Parlamento in cui alcune delle “offese” di ieri si sono date (tirandosi i cenci e strappandosi i capelli con le unghie laccate) pubblicamente della ‘vaiassa’, non è intervenuto nessun Presidente della Camera, né alcun Ministro delle Pari Opportunità a sedare l’incontro di ‘catch-women’ tra le protagoniste di tanta caciara, una delle quali anni fa si rese protagonista nel ring di Vespa di una monumentale zuffa con l’allora Ministro Katia Belillo, roba da probe educande, proprio.
C’entra poco lo so, ma, visto che siamo in argomento Assessorati Regione Sicilia, mi vien da solidarizzare quasi quasi anche con il povero Professor Antonino Zichichi, il quale s’è visto spodestare la poltrona per la seguente risibile, demenziale ragione: “parlava di raggi cosmici in seduta…”. Ora non so se sia più volgare Crocetta che adduce simili amenità per togliere l’incarico a questi personaggi che ha cercato lui ed ora risultano troppo scomodi o gli stessi assessori che dicono ciò che pensano. Mi aspettavo invece che togliesse la delega all’ineffabile Assesore alla Formazione Scilabra, la quale ha candidamente dichiarato che la formazione in Sicilia è un carrozzone inutile, ricettacolo di assistenzialismo e… la solita litania. Bene, che aspetta a dimettersi e lasciare le deleghe (e le laute corresponsioni) un Assessore che ha pubblicamente certificato la propria inutilità?