tg2“Non c’era nessuna intenzione di offendere la memoria della grande donna che fu Franca Rame, né di omettere con premeditazione la matrice dell’aggressione da lei subita. Tantomeno si voleva ferire la sensibilità delle donne e degli uomini tutti».  Così dice il comitato di redazione del Tg2 in merito al servizio nel quale fra le altre cose si accennava allo stupro senza indicarne la matrice fascista e l’intenzionalità politica. Un vuoto di informazione che ha suscitato indignazione dovunque, salvo che nella redazione del tiggì psicoleghista. E la buona fede viene rivendicata perché come continua il comunicato “Il Tg2 ha fatto le proprie scuse nella prima edizione utile, quella delle 20,30, con due servizi impeccabili”.

Come a dire, ma che cacchio volete, abbiamo rimediato con un servizio in cui c’era la notizia, “impeccabile” dunque secondo un vocabolario del giornalismo trasandato e lottizzato. Ed è a causa di questa impeccabilità che il cdr del Tg2 parla di aggressione nei suoi confronti con l’aria che se appena potesse parlerebbe di stupro: “L’aggressione che si è scatenata sui social network  è stata eccessiva, soprattutto perché è proseguita anche dopo l’edizione del Tg che conteneva le scuse e i chiarimenti. Attribuire ai giornalisti del Tg2 la volontà di giustificare lo stupro di Franca Rame è un pensiero semplicemente inaccettabile. La buonafede rimane il presupposto fondamentale».

Il fatto è che lo stupro di Franca Rame meditato e premeditato negli ambienti fascisti è diciamo uno dei momenti topici della vita dell’attrice e anche della inquieta vita politica del Paese, darne notizia come se si fosse trattato di un’assalto causale, attribuito all’avvenenza dell’attrice (essendo bella se l’era cercata, questo il mirabile concetto sotteso ) fa venire i brividi . Se si è trattato di un errore, come si asserisce, chi ha fatto il servizio dovrebbe essere cacciato via per palese incapacità. E ancor di più dovrebbe essere cacciato via (possibilmente assieme al direttore) se, come tutto lascia pensare, sia sia trattato invece di una omissione dovuta ad auto censura politica mischiata a una cultura di fondo primitiva.

Ora usciamo dalla vicenda Rame e arrendiamoci all’orrore: l’80 per cento degli italiani si informa attraverso questo tipo di televisione, che al là degli infortuni clamorosi,  restituisce una realtà rigidamente filtrata dagli interessi degli editori di riferimento. Proprio stamattina su Rai news 24  ne ho sentita una bella: la politica di rilancio economico e monetario del Giappone, che si è messo a immettere grandi quantità di denaro nel sistema, sarebbe fallita perché l’inflazione è rimasta sotto il 2% atteso. Ora semmai questo sarebbe uno straordinario successo, la dimostrazione che creare denaro non necessariamente crea inflazione, ma poiché questo va contro le filosofie europee e le ormai sgangherate teorizzazioni liberiste, si trasforma in un fallimento. Ed esempi questo tipo potremmo trovarne a centinaia ogni giorno, per non parlare delle omissioni o persino degli errori nelle date dei referendum.

Non c’è bisogno di fare gli aedi del Web per rendersi conto che pur con tutte le sciocchezze che si dicono in rete, esso finisce per essere uno strumento essenziale di controllo degli altri media, specie in una realtà bonsai come quella italiana nella quale di fatto esistono pochissimi gruppi e una consociazione di fatto. Certo, come dice Rodotà, il web non è tutto, anzi visto il digital divide, dal quale siamo affetti, rischia di essere poco. Ma sarebbe ora di porre attenzione al qualità del resto che è ormai intollerabile.