poliziapenitenziaria_sitoweb--400x300Non mancherà naturalmente nei giornali e nelle televisioni un colorito riferimento al selvaggio West che si materializza a Gallarate: un commando di 4 uomini con kalashnikov ha assaltato un furgone della polizia penitenziaria per liberare il detenuto che stavano scortando nel tribunale della cittadina. Vogliamo anche aggiungere uno scontato in pieno giorno, tanto per dare un contentino al “Giornale” che ancora , alle 17,48 dice nella sua edizione online che si tratterebbe di un albanese. Facciamo friggere di indignazione italiota i lettori dell’haus organ berlusconiano, ma in realtà l’uomo liberato è Domenico Cutrì, piccolo boss della ‘Ndrangheta.

Un’operazione molto rischiosa, tanto che un uomo del commando è già stato catturato e il fratello dell’evaso è morto a seguito delle ferite riportate nello scontro. Per questo è abbastanza strano che Cutrì, già condannato all’ergastolo per omicidio, sia stato fatto evadere prima di un’udienza per una faccenda certamente minore di assegni falsi. Però tutto questo mostra abbastanza bene come le mafie e soprattutto la ‘Ndrangheta si siano radicate in Lombardia tanto da arrivare ad operazioni di commando che certo richiedono coperture e canali. Ma fa anche nascere il sospetto che gli assegni falsi siano una pista che direttamente o indirettamente porta ai tanti affari che la criminalità organizzata ha in piedi e che si sono moltiplicati con l’Expò con la politica locale intenta a fare il gioco delle tre scimmiette.

Così si può saggiare a pieno la pessima idea di diminuire o annullare i controlli antimafia (oltre che creare nuove figure di precarietà) per realizzare più velocemente le strutture di una manifestazione dai ritorni estremamente incerti e di certissima speculazione successiva. Rischiando di esporre soprattutto certe specialità nazionali non propriamente gradite e di cui certo nessuno vorrebbe nutrire il pianeta.