Il New York Times lo certifica: la classe media statunitense sta perdendo posizioni e non si trova più al vertice delle statistiche mondiali, superata dal vicino Canada e persino da alcuni Paesi europei: le disparità aumentano a dismisura e la famosa ripresa sembra non aver alcun effetto sui redditi. Questo svela uno degli inganni e delle ambiguità che si celano dentro la parola ripresa: intanto il segno più sul Pil è in gran parte dovuto al cambiamento di alcuni criteri di calcolo che ne favoriscono una crescita apparente che per gli Usa è attorno al 2% (in Europa il nuovo calcolo sarà adottato a settembre per ottenere lo stesso effetto miraggio, vedi qui). Ma ciò che rimane della crescita effettiva ormai va a meno dell’ 1% della popolazione, lasciando completamente da parte tutti gli altri che vengono anzi impoveriti sempre di più.
D’altro canto recenti statistiche internazionali dimostrano che gli Usa da paese delle opportunità si sono trasformati nel paese con la minor mobilità sociale all’interno dell’Ocse e mentre i nostri creduloni o finti tali si gingillano con le start up e con il lontano mito dei garage dove sarebbe nata l’informatica, la realtà è ben diversa: il successo sociale è ormai divenuto ereditario. Dico questo per spiegare il successo ottenuto sia a Washington che ad Harvard delle due conferenze di un noto economista francese, Thomas Piketty, autore del Capitale nel XXI secolo, un’opera gigantesca che ha messo assieme il lavoro di decine di ricercatori di grande caratura per circa 15 anni e che è stata prenotata nella sua traduzione in inglese oltre ogni aspettativa dell’editore.
Essere applauditi nella tana stessa del liberismo e della scuola di Chicago, ricevere omaggi da Stiglittz e Krugmann è quasi una rivoluzione ed è forse un segnale visto che una tale accoglienza fu riservata a suo tempo solo al britannico Keynes. Ma è ancora più sorprendente alla luce di ciò che dice Piketty sulla scorta della gigantesca avventura di ricerca sull’economia mondiale e della storia delle disuguaglienze che essa percorre. Ne riporto un brano illuminante: «Lo studio collettivo è cominciato 15 anni fa ed è formato da due parti. Da una abbiamo raccolto dati sui redditi, in quei paesi esiste da tempo un’imposta personale su questi ultimi. Cioè tutti i paesi occidentali ed anche Cina, India, molte nazioni dell’America latina. Dall’altra abbiamo analizzato i dati sui patrimoni, usando anche le statistiche sulle tasse di successione. Europa e Giappone sono due esempi illuminanti per capire come si crea una società “patrimoniale”, dove contano le ricchezze ereditarie: bassa natalità e bassa crescita economica rendono prevalenti le ricchezze già accumulate. Questa sta diventando la regola nel mondo intero. La chiave di tutto sta nel rapporto tra due variabili: da una parte il rendimento netto del capitale, dall’altra la crescita economica (a sua volta legata anche a quella demografica). Se il rendimento del capitale supera la crescita economica, come sta accadendo oggi, ecco che il XXI secolo assomiglia sempre di più all’Ottocento: si va verso delle società oligarchiche. L’eccezione, l’anomalia più importante, l’abbiamo avuta per un lungo periodo del Novecento, dopo le due guerre mondiali, e in particolare nel “trentennio dorato” che va dalla ricostruzione post-bellica agli anni Settanta. Le diseguaglianze diminuirono sia per la forte crescita economica e demografica, sia per gli aumenti nella tassazione dei ricchi. Ci furono prelievi fiscali straordinari sui patrimoni, spesso legati allo sforzo bellico. E ci fu un forte aumento della tassazione progressiva sui redditi. A partire dagli Stati Uniti. Oggi può stupire, ma fu l’America a inventare una patrimoniale progressiva, con questa giustificazione: non voleva diventare una società ineguale come quella europea. E gli americani dopo la seconda guerra mondiale esportarono la loro elevata tassazione nelle due potenze sconfitte, Germania e Giappone, come un segno distintivo di civiltà* (vedi nota). Non siamo giunti alla fine di questo processo di divaricazione. Le diseguaglianze cresceranno ancora, rendendoci simili alla Francia pre-rivoluzionaria, dove i nobili rappresentavano l’1% della popolazione. È decisiva l’importanza dell’apparato di persuasione, con cui i privilegiati possono rendere la diseguaglianza accettabile, o inevitabile. Il XX secolo per invertire la tendenza alle diseguaglianze e imporre un cambiamento di direzione, ebbe bisogno di due guerre mondiali».
Come sappiamo tutto questo è stato contestato a partire dalla fine degli anni ’70, dalla scuola liberista che mentre indicava la modernizzazione pensava in realtà alla reazione e a un ritorno alle società del passato. E anche in Italia gli aggettivi moderno e nuovo sono ormai entrati al servizio permanente effettivo della trasformazione oligarchica vista la loro grande capacità di confondere le idee. A mio giudizio Piketty sottovaluta il ruolo svolto dall’Unione Sovietica, nel determinare da parte del capitalismo la fase del compromesso keynesiano, sia con il new deal che soprattutto nel dopoguerra, una fase venuta meno quando l’avversario si è indebolito ed è poi crollato. Ma in ogni caso ciò che emerge dalla gigantesca ricerca dell’economista francese sono due cose evidenti: la prima che la crescita economica e sociale è stata in gran parte determinata da una più ampia distribuzione della ricchezza, resa possibile da una tassazione fortemente progressiva sia sui patrimoni,che su i redditi. Cioè da meccanismi che vanno in direzione esattamente contraria al mainstream attuale e che sono stati i primi ad essere contestati dai fondatori del neoliberismo, anche attraverso operazioni scorrette e intellettualmente inesistenti date in pasto al grande pubblico, come la ben nota curva di Laffer.
La seconda che viene di conseguenza è che il liberismo si presenta come dottrina economica ma è in realtà un’ ideologia politica fortemente reazionaria. E per fortuna lo dice anche Krugman, a commento delle conferenze di Piketty: «Il lavoro di Piketty apre una nuova frontiera intellettuale. Se stasera siete venuti così numerosi ad ascoltarlo qui, se il suo libro ci colpisce con tanta forza, è perché ne sentivamo il bisogno. Le élite hanno avuto la capacità di imporre un’ideologia che giustifica i loro privilegi. Per esempio hanno descritto le diseguaglianze come l’ineluttabile conseguenza di livelli d’istruzione diversi: non è affatto decisiva questa spiegazione, tant’è che un prof di liceo e un top manager hanno una preparazione culturale comparabile. Le performance individuali non hanno più un nesso con i guadagni dei top manager, che costituiscono gran parte dello 0,1% degli straricchi. I privilegiati della Belle Époque usavano questo argomento: c’è stata la Rivoluzione francese, come possiamo definirci una società diseguale se abbiamo tutti gli stessi diritti? È lo stesso discorso che fanno i privilegiati nell’America del XXI secolo. Mi piace questa espressione di Piketty: il passato divora il futuro. Cattura l’essenza di ciò che è una società patrimoniale».
Eppure tutto questo sembra non avere alcun effetto, non indurre ad alcuna riflessione la nostra società tutta contenta di andare dietro alle banderuole delle parole d’ordine che la riportano al passato. E mentre un ampio report sulla conferenza dell’economista francese faceva bella mostra di se su Repubblica, la prima pagina del medesimo quotidiano si occupava con entusiasmo dei penosi e infantili slogan renziani, o di preci all’euro e all’Europa nella speranza che gli strumenti effettivi della reazione non vengano contestati. Ed è una speranza ben riposta: tutto scorre come pioggia sui vetri e non ci si baderà fino a che non comincerà a piovere in casa. Ma sarà troppo tardi.
* Anche in Italia si passò nel dopoguerra da un sistema regressivo di tassazione ereditato dal fascismo ad uno fortemente progressivo: il massimale delle imposte dirette sia pure per cifre che potevano raggiungere solo poche persone fu fissato nel 90%, poi man mano sceso al 72% e infine all’attuale 43%. La diminuzione contemporanea degli scaglioni di reddito, in origine 32 nella riforma Vanoni, ha oberato di tasse chi percepisce cifre modeste e via via sgravato i più ricchi. Oggi chi guadagna 75 000 euro lordi, paga lo stesso 43% dell’ultra milionario.
No, Sig. Casiraghi, penso che il cinismo non sia solo quello degli USA, qui in Italia, ma anche di quel folto gruppo di Quisling ambiziosi o pigri, che sgovernano l’Italia sotto loro dettatura.
Ringrazio l’anonimo o gli anonimi, se sono diversi: l’articolo di Roberta De Monticelli sul sito di Micromega è interessante e ben scritto ma mi provoca tristezza pensare che si ragioni ancora in termini di etica e POLITICA, sommamente infruttuosi, e mai di etica e GEOPOLITICA. E’ futile interrogarsi su come si sia arrivati allo scollamento tra la democrazia proclamata nei principi e la democrazia realizzata sul campo o di come si siano persi i fini della democrazia strada facendo, perché la verità è che non si tratta affatto di uno scollamento, la metafora è completamente sbagliata in quanto attribuisce quello che è successo a una sorta di causa naturale, come quando una cosa col tempo si usura e “perde la colla”!
C’è invece, molto più semplicemente, un’imposizione esterna da parte di una potenza vincitrice che ci controlla dal 1945, una potenza che ci ha liberati ma dalla quale non siamo riusciti a liberarci. E di questa potenza vincitrice una intellettuale come Roberta avrebbe il dovere, che un cittadino semplice non ha, di conoscere vita, morte e miracoli. Dovrebbe sapere a menadito come procede di solito, quali strumenti e quali trucchi usa per realizzare i propri fini, se tende a dissimulare le proprie responsabilità politiche creando dei capri espiatori o degli obiettivi civetta (la Merkel, oggi, per esempio), se ha nel suo DNA delle tare ereditarie come l’attitudine al genocidio o allo scatenamento di guerre con assurdi pretesti, se ha la tendenza ad attribuire a nemici inventati di sana pianta le proprie azioni più sordide, se ha dei punti di appoggio militari nei territori di altre nazioni, segno sicuro che queste nazioni non sono realmente sovrane, se condiziona la politica nei vari paesi che ospitano le sue basi (domanda retorica ovviamente), se persegue i suoi piani di espansione attraverso la creazione di una élite locale che controlla e che quindi può mobilitare di punto in bianco sui progetti più vari e di segno più diverso, oggi di destra e domani magari di sinistra, se utilizza l’arma dello spionaggio e dei servizi segreti per plasmare la politica secondo i suoi fini rovesciando leader con intercettazioni mirate o seminando instabilità anche con la violenza eccetera eccetera. Questo tipo di intellettuale, se avesse fatto bene il suo lavoro, avrebbe scoperto le strategie sviluppate dalla potenza in questione con almeno 5 o 6 decenni di anticipo. E avrebbe magari scoperto che quanto perpetrato contro la Grecia o contro di noi oggi è stata prassi normale in quasi tutti i paesi del Sudamerica nei decenni scorsi.
Gli Stati Uniti, e sia detto a loro onore, non ci nascondono nulla. Scrivono tutto nero su bianco. Siamo noi che avendo paura della loro suscettibilità estrema evitiamo di andare a curiosare nei numerosissimi libri e articoli che nascono nei loro pensatoi. La produzione geopolitica e strategica degli USA, magari mascherata anche da analisi economica, è letteralmente sterminata. C’è mai stato qualcuno nel nostro paese che la analizzi? Che dopo un’esplorazione di mesi o di anni esca dal tunnel delle carte (o delle pagine internet) e ci racconti che cosa ha trovato, come si sta muovendo il leviatano e che cosa ha previsto per il nostro futuro? Consiglio a Roberta almeno il sito http://www.ted.com che, pur non trattando di geopolitica, illustra l’immensa capacità americana di plasmare il futuro nei vari settori della vita associata con mini-conferenze video munite di sottotitoli in italiano di dieci-venti minuti che mettono in scena gli strepitosi artefici di questi cambiamenti a getto continuo che condizioneranno il nostro futuro anche se nessuno ha chiesto il nostro permesso.
leggete anche qui:
http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=13273
leggete:
http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=13272
Ciò ch3e volevo dire , più chiaramente qui sopra….se la classe dirigente epoliticante di questo disgraziato paese, fa da caporale o da kapò, al sistema turbo capitalistico in att, confidando di non essere toccata nei suoi personalissimi privilegi e favori che il sistema ancora le offre, c’è poco da meravigliarsi della pesante ipocrisia di cetta classe dirigente ( anche in senso lato…) e politicante di questo paese nello specifico ma anche di altri paesi, e delle relative pantomime… detti “dirigenti” altro non sono che “kapò” al soldo del sistema turbo capitalistico, che per ammasire la rabbia dei disperati e confodere le persone che con questa crisi, sempre più numerose, diventano inquiete, spara dei pistolotti propagandistici, attualmente direi effettivamente senza senso e evidentemente manipolatorii-mistificatorii, sulla democrazia, sui valori ( quali in realtà ??), sull’economia e politica buone… esistono ancora , per davvero ??
Sig. Casiraghi, mi sembra il minimo che ,taluni “intellettuali” dell’ “economia”, più correttamente da definire crematistica, si mettano con fare critico ad imbastire una rappresentazione…una pantomima di censura del sistema crematistico di turbocapitalismo di rapina, con tanto di privatizzazione dei profitti e socializzazione delle perdite, detti “economisti-intelletuali” sono organici al sistema crematistico-turbo capitalista ( eufemisticamente definito neoliberista…) e ne traggono parecchi vantaggi, sono cosidetti economisti ortodossi, magari al 100%… e se uno ha una minima idea di cosa si sia studiato nelle facoltà di economia del modo occidentale, quali teorie economiche prevalenti, già può intuire a cosa possa servire una critica di un sistema “economico” pesantemente iniquo, fatta a posteriori.
L’intellettuale vero è colui che deve dare monito per tempo delle derive patologiche che possono prendere le società, chi pur essendo professore o avendo un buon grado di cultura che gli permetteva di predire con ampio anticipo dette derive, semplicemente è stato compiacente, complice con detta deriva, per meschini calcoli personali o altri tipi di meschinità…è quello che dico da tempo qui in Italia, ad esempio… abbiamo una classe dirigente ( anche in senso lato…) e politica tra le peggiori d’Europa e del mondo, senza guardare troppo agli USA, sig. Casiraghi, ci si potrebbe più coerentemente guardare “in casa”.
Lei dirà, e ha ragione, ma l’Italia è una colonia USA…io dico che il potere del tiranno è quello che gli viene conferito dallo schiavo, sepcie se detto schiavo si passa una vita, a differenza di altri schiavi, più comoda e privilegiata, avendo anche i mezzi culturali per liberarsi dalle catene.
Ah..dico ance dopo aver postato il link qui sopra, che Zagreblsky, intellettuale non del tutto coerente, direi, quasi fanatico della democrazia , alla domanda di un giornalista pochi mesi fa a seguito della dichiarazione di incostituzionalità del “porcellum”, se a quel punto si fosse dovuto considerare illegittimo costituzionalmente, anche tutto l’apparato istituzionale che derivava da parlamenti eletti in modo illegittimo rispondeva di “NO, ….per il principio di auto conservazione dello Stato”, o simile dal suo punto di vista logico giuridico …
nel link qui sopra poi fa un po’ la verginella dicendo che l’unica speranza sta nei reietti che dovrebbero a tutti i costi mantenere una moralità superiore, a quella della classe dirigente e politicante oligarchica fra le più meschine del mondo… lo trovo, nonostante il suo buon grado di buona fede, alquanto incoerente ed un tantino ipocrita.
Comunque il tema di della rappresentazione , Sig. Casiraghi, è un tema da sempre affrontato e presente quanto meno in politica, laddove anche tramite leggi elettorali sempre meno rappresentative democraticamente, abbinate al divieto di mandato imperativo, la politica, quanto meno assume sempre più il significato di rappresentazione piuttosto che di rappresentanza e la rappresentaza effettiva, per comprenderla la si deve ricercare nell’ “arcana imperii”, come fa appunto Lei Sig. Casiraghi, ma anche mister Simplicissimuss.
per il sig. Casiraghi, così per svago:
http://temi.repubblica.it/micromega-online/la-%E2%80%9Cdittatura-del-presente%E2%80%9D-e-l%E2%80%99idealita-perduta-riflessioni-in-dialogo-con-gustavo-zagrebelsky/
detto più “prosaicamente”, sig. Simplicissimuss…
lessi, tradotto in italiano in un libro di storia, giusto qualche anno fa che Keynes, in un articolo su un giornale americano facendo una sommaria analisi dei motivi della crisi del ’29, li attribuiva in sostanza ad uno squilibrio fra la remunerazione del fattore produttivo Kapitale e il fattore produttivo Lavoro, a scapito di quest’ultimo ovviamente,il quale non riusciva perciò generare sufficiente domanda aggregata…crisi da scarsità di domanda insomma, che si verifica quando i capitalisti sono eccessivamente remunerati pur essendo pochi ( eccessiva concetrazione di “ricchezza” e di patrimoni…disuguagliaza economica e povertà…), mentre non c’è sufficiente reddito per garantire benessere ed un buon livello di consumi ( fossero anche di Cultura…) per le masse… si è sempre la stessa storia, la cupidigia , la brama di possedere enormi ricchezze anche alle spese altrui, gli animal spirits intesi in senso lato…l’egoismo che pervade le classi dirigenti o politicanti anche in senso lato, a vario livello…il malessere sociale diffuso fra le classi sociali subalterne al quale storicamente si trova come soluzione il dabolico e cinico palliativo delle guerre, quelle a seguito delle quali e dopo la loro fine: “…dalla parte dei perdenti la povera gente faceva la fame, dalla parte dei vincitori, la povera gente faceva la fame allo stesso modo”.
Spero che Mr. Simplicissimus valorizzi questa ricerca per l’utilità che ha, ma che non si faccia incantare da quello che è un ennesimo publicity stunt con cui gli Stati Uniti, dopo aver rovinato il mondo, si fermano un attimo, guardano introspettivamente dentro di sé per dimostrare che anche loro hanno un’anima, e poi riprendono tranquillamente a rovinare il mondo.
Non è stato così anche quando ci fu la scoperta del famoso errore di calcolo nello studio di quali fossero i massimi valori di debito pubblico accettabili in rapporto al PIL? Dopo quella clamorosa rivelazione si sono avuti dei risultati? No, perché l’errore di calcolo era programmato e altrettanto programmata era anche la sua “scoperta” che serviva solo a dare un momentaneo sollievo e un briciolo di falsa speranza ai paesi sotto il tallone della Troika. Puro teatro.
Quando parlo di teatralizzazione, e per il momento mi sembra di essere l’unico ad usare questo concetto, secondo me molto fecondo, all’interno vi ricadono anche libri come questo che diventano dei bestseller negli Stati Uniti “perché se ne sentiva la mancanza”, come ha detto Krugman. Basterebbe solo questo a capire che si tratta di un’operazione di marketing che rimescola dati che si hanno da sempre in un modo un po’ diverso dal solito, a dimostrazione che con i dati statistici si può preparare sia il caffelatte che il lattecaffé. Senza contare che non c’è bisogno di consultare le statistiche per sapere che le torri gemelle sono crollate o che negli States l’uguaglianza è da sempre un optional. Chiediamolo a quei neri che in certe località del Sud non possono neppure votare o avere la residenza. Ma molto indicativa è anche l’intervista rilasciata da Piketty al quotidiano Le Monde (http://www.lemonde.fr/economie/article/2014/04/23/thomas-piketty-les-etats-unis-ont-une-relation-tres-compliquee-avec-les-inegalites_4405523_3234.html) dove troviamo frasi piene di connivenza con l’immagine oleografica che gli Stati Uniti hanno costruito a beneficio delle loro colonie europee:
“Mais les Etats-Unis ont toujours une relation beaucoup plus compliquée avec cette problématique que ce que l’on imagine parfois en Europe. C’est un pays qui a une tradition égalitaire très forte, qui s’est construit autour de cette question en opposition à une Europe elle-même confrontées à des inégalités de classe ou patrimoniales. Ensuite, il ne faut pas oublier que ce sont les Etats-Unis qui, il y a un siècle, ont inventé un système de fiscalité progressif sur les revenus justement parce qu’ils avaient peur de devenir aussi inégalitaire que l’Europe.”
Parlare degli Stati Uniti come di un “paese con una tradizione ugualitaria molto forte” e elucubrarci sopra dimenticandosi lo schiavismo e il genocidio degli indiani d’America, crimini per i quali non solo non è stato pagato alcun prezzo o previsto un risarcimento, ma non è stato neppure ancora chiesto, finora, uno straccio di scuse. Perfino il leader turco Erdogan, ieri, ha riconosciuto ufficialmente per la prima volta il genocidio armeno! Ma per gli Stati Uniti la prima volta è ancora di là da venire…
estremamente desolante, ma vero….