“Zio Marcello si è allontanato un attimo all’estero. Ma torna”. Forse sarà andato a comprare le sigarette o magari a scrivere un falso diario, fatto sta che ci mancava solo di essere presi per il culo dalla nipote di dell’Utri per completare il quadro di una latitanza quanto meno favorita dall’inspiegabile ritardo con cui si è dato seguito all’istanza della Procura di Palermo nella quale si chiedeva il ritiro del passaporto e il divieto di espatrio, quasi ovvio dopo gli allarmi della Dia, per uno che di passaporti ne ha almeno tre oltre a due cittadinanze.
Storie di un’ordinaria follia che è ormai normalità. Dove sarà adesso dell’Utri? In Libano, nella Repubblica Dominicana, in Nicaragua, nella cantina di Arcore? Chi lo sa, ma dal suo nascondiglio segreto, l’ex senatore di Forza Italia, testimone e attore principale di un intero ventennio di trattative Silvio – Mafia, non ha mancato di farsi sentire dicendo che si sta riposando e curando dopo un intervento di angioplastica a cui è stato probabilmente sottoposto a sua insaputa, proprio pochi giorni prima dell’attesa sentenza sul reato di concorso esterno (sic) in associazione mafiosa. E’ chiarissimo che da qualche Paese a basso tasso di estradizione Dell’Utri sta lanciando l’ennesima trattativa, sta sondando il terreno perché se la sentenza è attesa per il 15 aprile, è anche vero che la prescrizione è vicina: a seconda delle varie tesi – perché anche questo è tema di interpretazione e mercantegggiamento in Italia – scatta in un periodo che va dal 30 giugno a novembre.
E vai a sapere che non ci sia un qualche modo per tirare ancora le cose in lungo, di appoggiarsi a una qualche proroga, anche perché, diciamolo, è un processo che va avanti da 17 anni e sarebbe davvero un peccato che dopo tutta questa fatica (e non solo) la prescrizione sfugga per una manciata di giorni. Oppure si possa trovare il modo di abbassare la pena in modo tale che l’ex senatore rimanga uomo libero e i cittadini imprigionati nelle panie di questa scandalosa e sfacciata diseguaglianza. D’altronde chi lo vuole dell’Utri in galera? Di certo non l’establishment ad ogni livello che ne potrebbe temere le rivelazioni. Meglio libero o in qualche dorato esilio dal quale di certo le sue parole avrebbero meno peso, visto che si tratterebbe pur sempre di un latitante mai pentito. Meglio che di lui rimanga come epitaffio la mirabile intercettazione del 31 dicembre 1986, capodanno nel quale Marcello parla con Silvio, il Cavaliere al quale naturalmente occorreva uno stalliere:
Berlusconi. Iniziamo male l’anno!
Dell’Utri. Perché male?
Berlusconi. Perché dovevano venire due di Drive In e ci hanno fatto il bidone! E anche Craxi è fuori della grazia di Dio!.
Dell’Utri. Ah! Ma che te ne frega di Drive In?
Berlusconi. Che me ne frega? Poi finisce che non scopiamo più! Se non comincia così l’anno, non si scopa più!
Dell’Utri. Va bene, insomma, che vada a scopare in un altro posto!
Adesso tocca a lui.
Questo c’ha l’archivio delle intercettazioni a Berlusconi da almeno 28 anni! Scommetto che molte se le rilegge la sera, dopo averle sapientemente scelte dalla sua collezione privata, sprofondato nella poltrona, davanti ad un buon bicchiere di cognac e con un sigaro rigorosamente cubano.Oramai, la maggior parte le ha imparate a memoria. “La mirabile intercettazione dell’86…La rara intercettazione del ’94, la fondamentale intercettazione del 98″, la definitiva intercettazione del 2010”. Nell’intimo, si traveste da giudice. Con le manette, il martello e tutto l’occorrente.
Niente come lo scambio dialogante finale esprime la classe, la raffinatezza, l’eleganza e le priorita’ della classe politica italiana
http://www.yourdailyshakespeare.com
PS. Data la remota distanza, non so a cosa si riferisca “Drive In”, anche se lo si puo’ immaginare dal contesto e dal tipo
L’ha ribloggato su profumo di donna.
Oggi forse sarebbe meglio una badante!