Lo confesso, solo il timore di essere considerato un facile complottista mi ha fatto recedere dal proposito di far notare come la faccenda del terrorista bloccato sul treno Bruxelles Parigi da tre eroici marines e da un docente americano faceva acqua da tutte parti. Tuttavia ho aspettato che le prime versioni lasciassero il posto alle sussgeuenti contorsioni per rendere verosimile una storia che sembra una fiaba per bambini prima di dire qualcosa.
E’ già piuttosto improbabile che su un treno di lusso Bruxelles – Parigi si trovino nella stessa carrozza:
- un feroce jahidista armato di Kalashikov (anzi no un Arm messo insieme con parti diverse che per l’appunto non ha mai sparato) il quale però risulta essere un clochard residente in Belgio e abituale frequentatore di panchine pubbliche per dormire
- un artista – pittore – musicista dilettante americano, definito docente alla Sorbona, ma in realtà solo occasionale collaboratore della stessa oltre che marito di una dipendente di Rotschild.
- tre militari americani
- Amad Meguini un agente provocatore al servizio della Cia e del Mossad, fanatico della guerra di civiltà il quale guarda caso compare con la medesima funzione di casuale testimone e possibile vittima nella vicenda Kemi Seba il quale subito dopo la presunta aggressione , bello rilassato, rilascia una intervista video a Street Reporter di cui vi è ancora traccia in rete .
Per di più i tre marines non erano al posto loro assegnato nel treno di lusso perché a loro dire cercavano sedili dove la rete prendesse meglio, un’idiozia totale visto che il collegamento è centralizzato e “ribadito” in ogni vagone da un router.
Per di più la foto del presunto attentatore non corrisponde affatto a quella del poveraccio catturato: o si tratta di un’altra persona in grado di girare mezzo mondo per ordire le sue trame, oppure è una foto scattata almeno parecchi anni prima a Tangeri e non si capisce come possa essere arrivata alle redazioni.
Su quel treno che viaggia nel cuore dell’Europa, proprio l’Europa e gli europei sembrano totalmente assenti, tanto che potremmo tranquillamente essere nel Tennessee. Come riporta il sito di Maurizio Blondet questo “attentato” potrebbe essere perfettamente spiegato dalle dichiarazioni rilasciate il 12 febbraio scorso a Envoyé Spécial da Mike German un agente dell’Fbi che dopo 25 anni ha dato le dimissioni accusando il bureau di “fabbricare falsi attentati terroristici”. In teoria gli agenti dovrebbero infiltrare gruppi terroristici prima che passino all’azione, ma in realtà essi stessi creano cellule del terrore servendosi degli elementi più marginali e più influenzabili dell’immigrazione, per poi smantellarle appena in tempo prima dei presunti attentati. E del resto le stesse cose vengono sostanzialmente affermate e provate in Illusion of justice, un rapporto pubblicato nel 2014 da Human Right Watch.
Tutta la dinamica dei fatti, corretta giorno dopo giorno per coprire le evidenti falle della narrazione appare meglio spiegata alla luce di queste analisi. E tuttavia è evidente che si tratta di un attentato contro l’Europa, ma non certo del jahidismo: l’arma del terrorista barbone probabilmente non era nemmeno in grado di sparare, ma si tratta lo stesso di fuoco amico.
Va completamente rivisto il criterio con cui ci si fida delle cose che ci passa il convento. In particolare ci si dovrebbe autoaddestrare a riconoscere la non attendibilità di una fonte da particolari minimi ma significativi. Ogni volta che una notizia è data da persone che sono parte integrante dell’organigramma del potere, quella notizia va presa con un larghissimo beneficio di inventario. Ogni volta che la fonte di una notizia non è citata o viene citata un’agenzia di stampa quella notizia è a priori non affidabile. Ogni volta che le parole di un politico vengono riportate come rivelate da “una fonte vicina agli ambienti governativi” quella notizia non va considerata attendibile. Ogni volta che un’intervista viene incorporata a frammenti in un articolo in cui è il giornalista a farla da padrone, quell’intervista forse non si è mai verificata. Ogni volta che un articolo riporta cose assurde o facilmente contestabili senza che il giornalista lo abbia fatto notare al lettore, quell’articolo, ma anche quel giornalista, non va preso sul serio. Ogni volta che un giornale titola dando al lettore un’impressione completamente contraria rispetto al contenuto reale dell’articolo cui si riferisce il titolo, quel giornale, nel suo complesso, non è affidabile.
Per quanto drastico possa sembrare, questo criterio è in realtà l’unico che ci può salvaguardare dal contagio della falsità e dal perdere un sacco di vita dietro a epifenomeni costruiti a tavolino per divertirci, spaventarci, terrorizzarci o indurci ad assumere comportamenti che sono contrari ai nostri interessi di fondo. Un mondo spogliato delle sue patinate falsità potrà anche non piacere, esteticamente, ma non è un brutto mondo. È un mondo dove le non-falsità hanno almeno una piccola chance di farsi strada.
Per quel che vale, li’ per li’ non avevo fatto troppo caso all’avvenimento. Ma proprio ieri, dopo l’ultima ripetuta pubblicazione, anche sui giornali locali, di articoli e foto in prima pagina – inneggianti ai marines e alla Legion d’Honneur, che il 99.9% della popolazione non sa cosa sia – mi sono detto che era un po’ esagerato. Anche perche’, persino la rete “progressista” si era messa a intervistare gli eroi, per di piu’ spiegando che con il loro udito sopraffino avevano sentito il “terrorista” caricare il mitra nella toeletta.
I treni TGV sono veramente silenziosi, ma non tanto (mi sembra) da far sentire il rumore di un caricatore all’esterno, captato proprio per caso e proprio da chi sa individuare quel preciso rumore nel catalogo dei suoni infiniti.
Come ho detto, ritenevo fossero le solite esagerazioni nazionaliste e propagandiste per incoraggiare gli ingenui ad arruolarsi nell’esercito. In altre parole, non pensavo e avrei proprio voluto NON credere a un’altra ennesima montatura.